Impegnativa combinazione alla Sbarua, almeno per la nostra cordata di scalatori raffreddati e febbricitanti...
Infatti il primo tiro a freddo ci bastona per benino, con le sue fessure, prima
verticali poi
oblique che costringono a dulfer veramente senza riposo (6a).
Il tiro dopo non è certo di riposo, anzi:
lungo strapiombo, manigliato ma con prese non sempre vicinissime (grazie alla magnesite sparsa con dovizia più facili da individuare) e poi uscita molto atletica (6a/b).
Il tiro dopo dà un po' di tregua (6a), con una breve dulfer, poi facile fino al muretto verticale atletico che conduce alla sosta.
Il tiro seguente (6a+), parte su
diedro delicato, segue poi con linea ascendente verso destra un
muro verticale non facile fino alla sosta.
La quinta lunghezza (6a/b), ripropone difficoltà nient'affatto banali ad iniziare dal muro di partenza non facile da impostare e continuando su una lunga
fessura sbilanciante.
Il tiro finale permette nuovamente di respirare (6a): placca delicata e
muretto prima del traverso di uscita (a dx).
Breve sosta per rinfrancarsi e rifocillarsi, poi decidiamo di intraprendere la prosecuzione sulla via Manera di destra, piuttosto omogenea con l'Armandone.
Primo tiro (6b), con
diedrino interessante, ma con tratto chiave su muro verticale fessurato decisamente più impegnativo. Segue una
lunghezza di 5c, con movimenti ad incastro sin dal primo moschettonaggio (alla faccia del V+!). Ultimo tiro su
strapiombini non proprio banali (5b).
Con una doppia da 60 m si è a terra.