Dimenticanze varie alla partenza (il casco per il sottoscritto, tanto per citarne una), meteo tutt'altro che favorevole (alla faccia di tutti i modelli previsionali), stanchezza cumulata ed arretrata di entrambi i componenti del manipolo sono alcuni degli ingredienti del cocktail con cui ci avviamo alle soglie del mondo di Sea, terra di magici Elfi e di nebbie perenni.
Una svista all'imbocco del sentiero (dietro al Santuario ometti poco visibili, almeno a noi dalla vista ottenebrata per la stanchezza pregressa...) e indicazioni poco chiare delle relazioni in nostro possesso ci costano faticosissimi
ravanamenti nella giungla tropic... nella fitta boscaglia di Sea. Una spiacevole discesa per riprendere la retta via, quindi risaliamo sulla massacrante pietraia, con breve tappa al cospetto del masso di Nosferatu. Ci mancherebbe solo lui a dissanguare le nostre poche energie, per cui cerchiamo di propiziarci le sue simpatie in vista del tetro canale che ci attende a sinistra del Portale degli Elfi...
L'affannoso cammino ci porta faticosamente
al cospetto della parete del Nano e finalmente ad un sentiero 'vero', con tanto di segnavia, anche se pur sempre un sentiero spacca-gambe. Fino al Gias Leitosa abbiamo una traccia da seguire (20-30 minuti), quindi di nuovo
navigazione a vista... che nella nebbia incombente non è proprio cosa facile.
E siamo all'
attacco del diedro iniziale (L1, V-), cui segue una lunghezza ancora in
diedro un po' più difficile (L2, V).
Dalla cengia le nostre relazioni (ben 3) divergono, per cui scegliamo di attaccare sullo spigolo più basso, incontrando difficoltà fino al VI/VI+ (
diedro, poi
difficile incastro in fessura e strapiombo di uscita). Seguiamo ancora un breve diedro e rocce più rotte (ed un masso pericolosamente instabile!) fino a ritornare sulla retta via (L4, V-) al cospetto delle due belle fessure della L5: si percorre la
fessura di
destra con
difficile incastro in uscita (V+/VI). L6, facile crestina e placca IV (se non c'è la nebbia a rendere tutto invisibile: per noi infatti un tentativo errato su strapiombino e calata su chiodo marcio...). L7, diedrino (IV+). L8,
diedro oppure
fessurina da proteggere con nut piccoli (V+/VI).
L9, prosieguo nel
diedro (difficoltà crescente), traverso espostissimo e lame (V+), mentre la nebbia si infittisce fino a diventare pioggerellina... un vero piacere!
L10, traverso esposto,
diedrino,
placca (dire delicata è un eufemismo vista l'umidità) IV+/V.
L11 (ultima),
diedro, placca (V ma i passi chiave superati in A0 a causa della pioggia...) e finalmente il termine della via.
Lo scarso materiale presente (una decina i chiodi incontrati sulla via) e la mancanza di soste attrezzate rendono la salita piuttosto impegnativa.