Ecco una scalata in stile Sbarua ma senza lo stress della coda sulle vie (purtroppo sempre crescente sugli itinerari classici). Certo la roccia e l'attrezzatura delle vie non è paragonabile, anzi sulla via 'moderna' Sono Buono troviamo placchette artigianali, assai arrugginite (oltre che davvero sottili), e tratti di roccia non proprio perfetta (a questi piccoli difetti sopperiamo integrando con le protezioni veloci). Ma è il prezzo da pagare per la tranquillità e la solitudine.
Divertenti e non banali i quattro tiri della via 'Sono Buono', classica nelle difficoltà e di puro plaisir la 'via della Pertica'. Scendiamo per il canalone tra il Dente centrale e il Dente orientale, piuttosto ripido e disagevole, ma che permette di riprendere rapidamente la via del ritorno pressoché nel punto di attacco della via.
Ecco di nuovo anche il nostro Jean in terra italica, come se Torino fosse diventata una seconda patria. Da tempo aspettava questo fine settimana allungato da qualche giorno di vacanza. Ma sentiamolo parlare in prima persona...
' I mesi del rientro sono stati duri, e le mie energie si stavano esaurendo. Ci andava un ritorno all'essenziale. Già solo il peso concreto dello zaino sulle mie spalle, e poi la camminata nei boschi di faggi del pinerolese potevano darmi l'energia che tanto mi mancava. Volevo scalare, con un amico importante, tornare a fare il gadan per davvero sulle rocce piemontesi. La scelta della via era quasi ovvia: non troppo dura, non troppo facile, piuttosto lunga, possibilmente in un posto che non conoscevo. I Denti di Cumiana sono andati alla perfezione. Tre piramidi di quel granito di leggenda, che furono la culla dei leggendari scalatori piemontesi prima ancora della temuta rocca Sbarua. Provo un affetto particolare per quelle rocce. Sono dure, ma piene del calore e dell'energia antica che il cuore della Terra madre scaldò prima di mandarle verso l'alto.
Grigi tronchi storti di faggi superstiti
Della perenne lotta contro le pietre dure
Lasciarono varcare ai miei passi
La soglia di quel bosco dove le luci scure
Contavano le storie di antiche battaglie
Tra l'Uomo e la Terra come tra madre e figlio.
Sorgevano tre denti come dai prati il giglio
Lasciati per gli sguardi di chi per sempre sceglie
La via illogica delle strade più erte.
Le mani troppo dolci presero a salire
Lungo quelle ferite che possono scolpire
Le rocce più severe con singolare Arte.
Come poveri ciechi salimmo lentamente
Senza poter capire quel che la nostra mente
Accoglie come cura di tutti i mali duri
Del mondo che viviamo senza più scopi puri
Un Arlecchino strano festeggiava l'autunno
Da vero macchiaiolo con fantasie folli
Che crea nuovi toni come al primo giorno
E fuochi d'artificio sparati nei silenzi
Del tempo che riposa il mio cuore
Che brucia di solitudini anziane
E duole di ferite di mancanza d'amore
E sogna primavere cosparse di genziane.
Bilancio della giornata: divertimento, scalata piacevole, sole caldo,
panorama esteso fino alle Alpi Liguri... cosa desiderare di più?