Una giornata d’autunno in montagna è sempre sorgente di emozioni particolari. Vedere la montagna che piano piano sta cambiando l’esuberante veste dei giorni di carnevale affascina gli occhi e fa cantare all’anima le note più soavi. La scelta del vallone di Forzo non poteva che sembrare ovvia quando siamo giunti in vista della cugina del quartiere, discreta e garbata: La
torre di Lavina.
Ma è quasi per caso che ci siamo arrivati. L’importante era di scovare una via estetica, non troppo impegnativa sia per il capocordata infortunato, che per la sua compagna di cordata che doveva riprendere a scalare proprio quel giorno. E per questo il granito bonario dell’Alpheriàn era perfetto. Abbiamo attaccato con calma, uscendo dal primo saltino sulla bella
placca grigiastra del primo tiro. Poi, in un bagno di sole, abbiamo raggiunto la prima cengiona con un secondo tiro tra quarzi ed erbette.
Da quella sosta in poi, un festival di
fessure placcose ci è stato come regalato dalla generosità della natura. Passando dall’una all’altra, siamo poi giunti alla base di un
diedro proprio estetico, per la gran gioia di Jean che ha sempre un debole per i diedri. Nessun problema per Serena, che sale senza difficoltà o quasi, sorridendo malgrado l’odio profondo che prova per la macchina fotografica. Avrà forse capito l’importanza dell’archivio dei bei ricordi? Comunque è rimasta concentrata sulle manovre che non ha '
mai' sbagliato, dal primo nodo, fino all’ultima
doppia. Ritrovati gli amici, scappiamo in pizzeria per una bella cena riparatrice...