Esistono luoghi il cui fascino sottile solo lentamente si fa strada nell'animo dell'amante dei monti...
La
bellezza semplice ma autentica, la
natura rigogliosa ma non grandiosa, i paesaggi luminosi da cui sono assenti le grandi vette dai nomi altisonanti non provocano il classico tuffo al cuore dei paesaggi alpini più spettacolari.
Eppure il "sapore" genuino di luoghi come la Val Borbera, geograficamente angolo di Piemonte al confine con Emilia e Liguria, ma da sempre ligure nei nomi e nelle inflessioni dialettali, come nel paesaggio umano, è da gustare in profondità, perché lascia davvero un segno profondo nel cuore di chi ama la montagna vera, non costruita su misura per il turista frettoloso.
Il
morbido profilo dei monti non inganni il cacciatore di pareti: già l'accesso dal Piemonte si annuncia con le pareti di puddinga in cui il torrente Borbera si è scavato una via d'uscita verso la pianura, poi in Val Vobbia (nella zona protetta dell'
Antola già Liguria) le pareti del Reopasso e del
Castello della Pietra emergono dalla forra in cui il torrente Vobbia ha tracciato il suo alveo. Pilastri arrotondati di conglomerato (puddinga) su cui anche l'alpinista trova pane per i suoi denti in un luogo che ha del
misterioso.
Ma le vere delizie sono quelle del palato: gusti d'altri tempi come la "testa in cassetta" (un salume prodotto con le parti meno nobili del maiale opportunamente speziate fino a renderle una delizia) oppure le
molte varietà di mele (la gustose "carle" che nulla hanno a che spartire con i prodotti standardizzati dei banchi del supermercato), le castagne, il miele...
Insomma un luogo che si scopre lentamente, al passo del viandante, che in una locanda come l'
agriturismo "il Maggiociondolo" di don Luciano a
Dova Superiore, può trovare anche il modo di rifocillare il corpo oltre che la mente.