Arrivati il giorno prima dal bel paese, due rappresentanti della specie Gadan della famiglia degli alpinisti non potevano evitare un pellegrinaggio nella Chartreuse. Sulle orme degli alpinisti che si impegnarono nella conquista di queste pareti 'minori' nel dopoguerra, abbiamo scelto dal principio il pilier Tobey, salito nel dopoguerra.
Chamechaude, uno dei culmini del boscosissimo massiccio certosino, presenta il suo versante più erto a Sud, sospeso sopra l'autostrada che da Grenoble porta a Chambéry. Spunta dagli alberi con un calcare tipicamente montanaro, non sempre buono, ma suddiviso in molti pilastri, di cui il più alto '
le pilier Tobey'. Siamo saliti velocemente per evitare il maltempo promesso per il primo pomeriggio, superando boschi e alpeggi, evitando l''intifada' (n.d.r. sassaiola) scatenata dalle pecore disturbate dalla nostra presenza in alti luoghi. La cengia di partenza, persino troppo accogliente, ci portò sul primo passo impegnativo, un bel blocco di quinto atletico, sovrastante una cengietta 'cavigliosa', specialità del nostro Piero. Una
sosta 'tre stelle' ci dà cosi' tanta fiducia che Marci, il 'lider' del giorno sceglie la variante dura, che sicuramente fù evit ata dai primi salitori, più golosi di fessure chiodabili. Il pilastro è stato tutto sorprese e illusioni, tra roccia brutta e roccia bella, passaggi facili che diventano durissimi e viceversa. Il balletto che ci ha portati in cima ha attirato pure l'attenzione dell'aviazione francese. Il tempo intanto è rimasto clemente finché non siamo giunti in cima. La
discesa è stata di gran lunga la parte più difficile, con le sue rocce lucidate, scivolose da morire per le nostre scarpe leggere. Liquidata in mattinata, nelle ore di sole, la nostra pirma giornata si è conclusa al meglio, rifugiati nella prima piola con una bella frittata e la fraterna birra che scioglie definitivamente le nostre tensioni.