Una montagna genuina, ancora viva nonostante l'assedio di una 'modernità galoppante': ecco qual'è secondo me in sintesi la sensazione di fronte a queste vallate laterali della Bassa Valsusa, tanto vituperata e martoriata nel fondovalle quanto bella e autenticamente
naturale nei suoi angoli più reconditi.
In realtà basta poi lasciare di poco le trafficate vie della valle per risalire di qualche kilometro i
valloni laterali e scoprire un mondo genuino.
Dalla
borgata Molè si risale la comba del torrente Prebec che nella sua parte inferiore ha inciso lo spettacolare
Orrido di Chianocco mentre nel suo tratto più a monte ha originato la cosiddetta Gran Gorgia, un eccezionale squarcio erosivo ben visibile da lontano. Lungo il percorso (a cominciare proprio dal termine del paesino di Molè) si vedono i segni del passaggio di questo apparentemente innocuo torrentello:
pinnacoli erosivi, '
chouquè' nel dialetto locale,
ripidi burroni, piccole gole scavate dalla forza dell'acqua.
Tutto questo in un ambiente che cambia spesso il suo aspetto, passando dalla
vegetazione che evoca litorali mediterranei ai fitti
boschi di faggio, dove il silenzio è rotto solamente dal cinguettio dei numerosi
abitanti alati e dalla tradizionale attività di sfruttamento del legno.
Le
borgate sono ancora una volta una piacevole scoperta, mostrandosi sovente con buona parte delle casette in pietra ristrutturate in maniera rispettosa per l'architettura tradizionale (un esempio su tutti la piccola e magnifica borgata di
Rosseria). Non mancano però i luoghi ormai diruti, memoria di tempi andati, quando questi luoghi erano molto abitati e sfruttati dall'uomo per il pascolo e l'agricoltura (vedi Pianfè totalmente in abbandono ed anche
Margrit, dove buona parte delle case versa in stato di rudere).
La ricchezza naturale è testimoniata, in questa stagione di passaggio, dalle numerose fioriture che punteggiano ogni angolo di bosco e le distese prative (oltre alle comuni primule,
epatiche,
viole, anche il più raro
Fior di Stecco).