Un po' per il desiderio di "ingaggiarsi" maggiormente rispetto alla
salita del giorno prima, un po' per la volontà del gadanMarcy di provarsi su difficoltà un pochino superiori al solito ci spingiamo nell'incantato regno della regina
Lavina, il selvaggio vallone di Forzo e le sue pareti granitiche.
Purtroppo il nostro vero obiettivo risulta impraticabile per le colature (via della Paura alla Schiappa delle Grise Neire) ed allora rigiriamo le nostre aspirazioni sulla più impegnativa delle nuove vie aperte alla
Parete del Falco, sorella minore della più rinomata Schiappa delle Grise Neire.
Percorriamo i già noti primi due tiri della via "3 a settembre", il
primo con un paio di strapiombini ed un passo di difficile interpretazione (tant'è che per non impegolarci passiamo tutti in A0), il
secondo un bel traverso ed una rugosissima placca nerastra.
Riprendiamo la scalata sulla via vera e propria dopo qualche decina di metri di discesa a piedi: una
placca di 6a+, con un ostico passo, un' altro tiro di 6a in placca, poi finalmente qualcosa di diverso con un breve
muretto verticale (5c) che conduce al successivo tiro di 6c/A0. La provvidenziale chiodatura ravvicinata aiuta a risolvere in
artificiale un passo atletico, dove i piedi sembrano essere una inutile (e pesante) appendice inferiore del corpo...
Segue ancora un tiro in
placca, non difficile, ma con il solito passetto che mette qualche apprensione.
Siamo ora al cospetto della verticale sezione superiore e con un
traverso-camino ci si porta sotto il muro finale.
Un bel tiro
inizialmente di 5c (verticale ma ben appigliati) che traversa l'imponente muro giallastro a sinistra conduce ad un ostico
passo di 6b/6b+, dove la chiodatura non aiuta affatto (avvicinata sullo strapiombino, ma lunga per uscire in sosta). Qualche tentennamento del nostro Marcy, che poi raccolte tutte le energie psicofisiche si butta ed in qualche modo esce dal brutto impiccio!
Ancora un tirello in
strapiombo con ancora un
passo delicato d'uscita (6a) e si è al termine della via; sono frattanto giunte le ombre serali proiettate dalle alte vette circostanti, anche se a indurci a velocizzare la discesa in doppia non è tanto la temperatura (ancora più che amabile) quanto i morsi della fame e l'agognata pizza con birra, degno coronamento delle nostre fatiche arrampicatorie.