Lunghezza 200m Difficoltà 6c+ (6a+ obbl.)
Lontani i ricordi dell'estate passata dalla chartreuse al vercors, fino alla vanoise in compagnia di due gadan, nonchè amici preziosi, aspettavo con ansia il ritorno sulla roccia, impedito dai numerosi obblighi lavorativi dei fine settimana settembrini.
Sebbene la mia solitudine non mi impedisca di frequentare in modo piuttosto assiduo i ripidi rilievi vertacomicoriani nei svariati modi che permettono di fare molto dislivello, agognavo il ritorno sulla roccia in buona compagnia.
Deciso per una volta a mollare per qualche giorno il cupo clima piemontese e la dura roccia dei segreti valloni lanzesi, il caro Raffaele, compagno di scuola-gerva e di seccature montanare, ha lasciato parlare la sua passione per il calcare francese.
A parere suo, ci sarebbero solo due posti da conoscere: Presles, e il Verdon. Non è poco!
Arrivato venerdi sera con la sua capretta spiatoia, ovvero Chiara in persona, ha potuto assaporare il mite senso dell'ospitalità del francese più piemontese che ci sia al mondo.
Dopo una notte riparatrice, si è deciso di andare a fare una via piuttosto sostenuta per approfittare dell'acquisto dei mesi di scalata accumulati prima (e già, l'ospitalissimo francese si sente nei guai... Ma è proprio quello che gli piace!!).
Bevuto il caffè condito con gli amari sarcasmi dell'italien di Presles, ci siamo avviati verso le charmeil, e quindi verso la parte della falesia, punto da dove ci siamo calati in quattro doppie fino alla base della via.
Un primo tiro assai tecnico e già bello impennato risveglia in noi il fuoco della passione, il bruciore dei muscoli che tirano, e ci fa sentire il peso della ghisa nelle braccia.
Senza perdere coraggio, guardiamo Raffaele che prosegue sul traverso con un'eleganza e un'estetica degne di... un'orso vestito da ballerina!!!!
Seguono poi due tiri belli fessurosi e atletici, che Chiara sale con stile impeccabile malgrado la sua giovane esperienza! Ne approfittiamo per scattare una serie di foto della sequenza in questione.
Un'altro traverso nel vuoto ci porta alla base del tratto chiave, sinistro e taccoso, che ci permette di ricordare che a volte anche le staffe posso essere comode!
Passato il più duro, mentre calano le luci della sera, un'ultimo strapiombo, un'ultimo tiro ci riportano laddove verso le undici, avevamo buttato giù le corde, obbligandoci a questa faticosa e magica risalita...