Il meteo capriccioso dei mesi d'agosto non ci ha permesso di frequentare l'alta montagna come volevamo inizialmente, e dopo qualche bella uscita, e qualche bella sciacquata, finalmente una finestra di tempo stabile ci conduce ai piedi delle tanto agognate cime della Vanoise, nella valle di Pralognan (Tarentaise, Parco nazionale della Vanoise). Giungiamo in un pomeriggio d'agosto, quando ancora le nubi di calore stanno dissolvendosi per scoprire le poderose bastionate di roccia che incombono sul villaggio.
Volevamo vedere la Vanoise, magico parco fratello del gran Paradiso, e riassaporare come
l'anno scorso sul pilier Sud de Bazel, quell'odore di pietra calcarea di quelle montagne.
Pralognan, forse il capoluogo più importante della zona, dai sapori svizzeri per la sua pulizia e il suo ordine, e per le giganti pareti che la sovrastano. Non per niente questo piccolo paesotto è cresciuto così tanto in questo sperduto e scavatissimo vallone. Sta proprio ai piedi del complesso glaciale più importante della zona, ed è il passaggio obbligato per accedere alla corteggiatissima Grande Casse (3856 m), culmine della Vanoise. I gadan a volte cercano i posti meno frequentati, e il piccolo circo dove il nostro francese di turno fece le sue prime manovre di corda tredici anni fa sotto una pioggia battente non poteva che rispondere a questa richiesta.
E dunque, partiti presto dal campeggio per poterci godere tutta la giornata, siamo risaliti lungo l'erto sentiero che conduce alle porte del
cirque du Dard, custodito da due guardiani di pietra : Le
petit Arcellin (non ho scritto Marcellin... non confondiamo!!), e le
Grand Marchet. Verso le otto, varchiamo la soglia di quel salotto minerale, giusto all'appuntamento datosi con il sole all'attacco. Questa volta, tocca a Piero, che parte con cuore e voglia all'attacco della cresta Est, e gli altri due approfittano della corda che li assicura dall'alto per risparmiarsi il dolore delle scarpette.
La via si rivela, come dalle indicazioni della guida, una salita 'plaisir' (finalmente dopo le severe gradazioni del Vercors). Una serie di lunghezze nell'ordine del IV+, verticali, su roccia generalmente buona se non ottima, che alternano diedri a
placche compatte di roccia assai aderente (calcare grigio di montagna... il 'gusto' ci guadagna!). Verso la parte finale il
tiro chiave propone un diedrino esposto (V+), ove incontriamo difficoltà solo perchè il gadan di turno prova a salirlo con gli scarponi...
Tiro dopo tiro, si è rivelato a noi un paesaggio magico, e l'arrivo in cima ci ha veramente ripagati, dopo tutta quella attesa che ci è stata imposta prima di vedere le alte vette: lo sguardo spazia sulla Tarentaise a Ovest e sulle alte cime del gruppo della
Grande Casse a Est. Una bella
piramide di roccia rossastra in lontananza evoca in noi immagini familiari del più conosciuto Becco Meridionale della Tribolazione (si tratta invece della Petite Glière).