300m, 5+ obbl, 6a+ max
In una giovane mattina, quando la strada che lo portava verso il piccolo Capcir inizio' la salita verso il colle della Quillane, Marcello rivide il Cambra d'Aze nella luce soffusa del primo sole agostino.
Ancora intontito dal suo notturno viaggio dalla costiera ligure fino ai pirenei, rimase in silenzio nella sua anima poeta, ipnotizzato dal circo in fondo al quale stavano sull'attenti sette pilastri di roccia compatta.
L'istinto dell'alpinista parlava, e gli occhi davano solo una possibile strada alle sue mani gia' desiderose di impugnare quella roccia per un corpo a corpo dolce-amaro...
Quel circo, lo conosco bene da quasi vent'anni, quando per la prima volta raggiunsi la cima del Cambra d'Aze, la schiena d'Asino, nelle mie prime camminate. Gia' affascinato, mi lasciavo impressionare dai canali che qualcuno scendeva con gli sci, e non immaginavo possible la salita di quelle rocce.
Piu' tardi, influenzato da certe lingue ignoranti, pensai 'come sempre sui pireneri, sara' roccia cattiva', fino al giorno in cui seppi delle numerose vie aperte, e in particolare della piu' nota, la via del pilastro della Poire, firmata Christian Exiga, attivissima guida catalana, che negli anni sessanta/settanta stava tra i piu' regolari alpinisti di alto livello.
Allora cominciai a frequentare prima i canali, salendoli, sciandone alcuni (55 gradi...), e quindi il pilastro derobe'... La roccia non era affatto male.
In carenza di compagni, decisi di provare da solo, e riuscii a salire una grande lunghezza in autosicura, prima di decidere di tornare indietro per la poca fiducia che ponevo nella mia allora scarsa esperienza, e due anni dopo, ritornai con un mio cugino desideroso di provare una via 'avventurosa'. Respinti una prima volta dalla pioggia, uscimmo in cima la seconda volta dopo un'arrampicata impegnativa, su roccia molto buona ma sporca all'inizio, e quindi su lame instabili... Un ricordo particolare era quel diedro geometrico del quinto tiro... Cosi' singolare, imponente ma erboso, sporco ma puro...
Alla richiesta di Marcello quindi, risposi positivamente. Saremmo tornati insieme a fare quella via, uscendo tuttavia sulla destra, nel grande diedro, lungo una variante in parte spittata, per quanto ricordavo della mia prima salita.
Arrivati all'attacco, il fresco di quel circo ancora in ombra fu' una bella sveglia. Il primo tiro, facile ma per nulla banale impegno' per un po' l'amico, e la sosta scomodissima accentuo' ancora l'ambiente severo di quella via.
Il piccolo tetto del secondo tiro fu' piu' di un assaggio dell'esigente sesto grado muschioso catalano...
Il pilastrino del terzo e quindi il traverso ci portarono alla base del diedro, secondo tiro di sesto, non meno vegetale del primo...
Marcello lo supero' con dignita' e stile, ma non senza paura che scivolassero i piedi dall'erba. Da secondo, fu' un piacere rifare quella scalata, e notare che l'ultimo ribaltameno mi aveva richiesto notevoli sforzi caduti nel dimenticatoio.
Dopo il diedro, seguimmo quindi la linea attrezzata della parte superiore del grande diedro, scalando con cautela quei passaggi a volte 'lamosi', ma sempre ben proteggibili. Fatto un primo lungo tiro, Marci pote' uscire sull'ultima cresta, che sotto nuvole di temporali bianchi ci guido' fino alla cima.
La discesa in mezzo ai mirtilli fu' impegnativa per i nostri stomaci, ma la richezza di antiossidanti di quei frutti benedetti fu una scusa benvenuta per fermarci a lungo a pappare, come orsi affamati belle bacche squisite...
Nota:
Relazione tecnica:
Da Mont-Louis, prendere la strada di La cabanasse e quindi St Pierre dels Forcats. Prima della base degli impianti sciistici, prendere la sterrata che entra nel bosco e risale i pendii inferiori del Cambra d'Aze. Arrivati al pla del Cambre, parcheggiare. Risalire le piste di sci, in direzione del circo. In cima all'ultimo impianto, parte la traccia del sentiero che porta nel circo. Arrivati sul pianoro del circo, attraversarlo in direzione dell'evidente sperone roccioso a Sn dello sperone che delimita il canalone del Vermicelle. Attaccare su una placca un po' erbosa in corrispondenza di un piccolo tetto strapiombante.
L1 : Placca poi muro a tacche, salire dirtto in direzione del tetto, sostare subito sotto questo (chiodi in posto) 4+
L2 : Superare il tetto (prese verticali sulla sinistra, chiodi), salire dritto fino ad una piccola cengia muschiosa, da questa raggiungere un diedro verticale, e uscire su una cengia erbosa alla base di uno sperone appoggiato, sulla quale si fa sosta (1 spit da 8), 6a+
L3 : Superare lo sperone fino a raggiungere un'altro spit, sul quale si fa sosta (spit da 8 e chiodo) 4+
L4 : Attraversare verso destra su una placca improteggibile, per raggiungere la base del diedro. 3+. Una fessura permette di attrezzare un'ottima sosta a friend et nut.
L5 : Scalare il diedro erboso (prese sotto il muschio), ben proteggibile. 6a, sostare su una piccola cengia subito all'uscita del diedro.
L6 : Dopo essersi trasferiti sulla sosta a spit poco piu' in basso a Sn dell'uscita del diedro, salire seguendo la linea spittata (5+) e aggiungendo le protezioni (attenzione alle lame instabili). Sosta a spit.
L7 : Salire verso destra sopra la sosta verso un diedro appoggiato di roccia friabile, salire quel diedro fino ad un tetto (spit), attraversare sotto questo, verso destra, e risalire un diedro camino facile ma terroso. Far sosta a chiodi all'uscita.
L8/9/10 : Si risale in direzione della cresta del pilastro superando passaggi di 3 su roccia piuttosto friabile, per poi seguire la cresta fino in cima. (fatto a corda tesa)
Discesa : attraversare tutte le cime del circo del Cambra d'Aze, fino alla cima principale (2776m). Dalla cima si segue la traccia incostante, segnata dagli ometti che riporta verso il pla del Cambre. 1900 m