L'esordio: una tranquilla gita nel parco dell'Orsiera-Rocciavre', con meta una placida e tondeggiante montagna dall'inequivocabile nome di
monte Bocciarda...
Poi cammin facendo matura l'idea di trascorrere la notte in vetta...
Nonostante il meteo incerto ormai la decisione e' presa: mi attende il lungo e faticoso tragitto per il Robinet, dove c'e' un piccolo ma accogliente bivacco.
Si risale il selvaggio vallone che ospita il
Lago Rouen, tra aspre pareti e nevai ancora cospicui in quest'annata rara. Ed il lago si presenta ancora gelato, imprigionato nella morsa di gelo. Un erto sentiero tra vertiginosi pendii erbosi conduce alla vetta del
Robinet.
Una quiete quasi inverosimile avvolge come d'incanto il mondo circostante. Le nubi nascondono per lo piu' gli orizzonti, aprendosi a sipario per lanciare sprazzi di azzurro del cielo.
Ma la solitudine e' destinata a durare poco...
uno stambecco solitario si avvicina non troppo intimorito fin nei pressi del bivacco...
Notte serena, in pace col mondo, in un silenzio rotto solo dal vento. La sveglia e' dettata dalle prime luci dell'alba. Un caffe' e via per la cima del
Rocciavre', in un paesaggio lunare, di rocce e neve, sferzato da raffiche di vento gelido. Dov'e' finita la calura di ieri?
Calcata la
vetta e' nuovamente tempo di volgere i passi verso una nuova meta: la
cima Loson.
E poi via per la strada del ritorno, ma che destino vuole non sia proprio la 'strada maestra'...
Una cartina approssimativa ed una disattenzione del sottoscritto fanno si' che la discesa avvenga per un
ripidissimo canale, anzi un canale sempre piu' ripido...
Dal canalone detritico ove i cumuli di pietre rassomigliano (ma non sono) a ometti devastati dalle nevi dell'inverno, a ripidissimi pendii a mughi, fino all'immancabile salto di roccia...
Alcune 'doppie alla tarzan' (afferrando le chiome dei mughi), traversi in esposizione terrificante, guadi con immersione su
ripide cascate, sono in somma sintesi alcune delle specialita' dell'imprevisto. Ma alla fine dopo la massacrante discesa e' l'ora di rinfrancare l'animo con
viste piu' amene, per non dire bucoliche, nonche' un'amabile chiacchierata col pastore.
Insomma alpinismo d'antan, di cime assolutamente remote eppure vicine ma che nessun alpinista 'vero' e' disposto piu' a salire: solo fatica e sudore, ed un silenzio, interrotto dalle voci della natura. Non c'e' rumore di ferro, solo battito di zoccoli di camosci in fuga, stormire di fronde e frusciare d'acque impetuose.