Eccoci di nuovo in Vercors, animati dai
ricordi di quest'estate, che tra un temporale e l'altro ci aveva regalato alcune belle scalate sui calcari dell'Isère... Questa volta, due esemplari della specie Gadanus Alpinis Taurinensi, accompagnati da un raro volatile della specie Pollastrellus Terroncellus Pugliensis, versione femmina, hanno eletto per tre giorni i loro quartieri primaverili a St Marcellin, dall'unico entomologo così appassionato da ospitare questi chiassosi animaletti.
Essendo specie rampicanti, è stato costretto a portarli sui dirupi vertacomicoriani della vicina Presles, e quindi sabato, una partenza tardiva li ha portati a dividersi in due greggi di due...
Piero e Serena, per non nominarli, sono andati in cerca di '
carne fresca' nei prati attorno, per fare in modo che tutti si potessero nutrire in modo equilibrato... Ma all'ultimo le specie nemiche hanno fatto amicizia, e quella traditrice di Serena ci ha privati di una vera cena proteica per i suoi cappricci zoofilo-ambientalisti...
Marci e Jean invece, sono andati a rivedere i capolavori di Bernard Gravier sulla 'Dalle à Dom', e dopo essersi cucinati per bene, sono tornati sulla
terrazza di Ezio per il meritatissimo aperitivo.
Vista la mancanza di carne (Grazie Serena!) siamo rimasti a mangiare li', approfittando della piacevolissima
serata Jazz organizzata come è ormai consueto, per ogni primo venerdi' sera del mese.
Il sabato 2 maggio invece, Piero e Serena sono andati ad arrampicare a Daladom, permettendo alla nostra dolce fanciulla di cimentarsi di nuovo sul
quinto da prima e allo zoppo di turno di riprendere a scalare senza farsi male.
Entrambe le squadre avevano deciso di mettere il naso nei bossi e le mani sulle rocce, scegliendo accuratamente gli itinerari. Di fatti, Marci e Jean si sono lanciati sulla voie d'Eliane, convinti di fare una via non esagerata e probabilmente carina. E li', sorpresa, la via ha dimostrato di essere, già dai
primi metri, un capolavoro della natura. Un calcare ripido, atletico, tecnico e grigio ha risvegliato senza tanti complimenti i loro muscoli stanchi, e con il beneficio di una chiodatura di qualità , ma invero non eccessiva, hanno attaccato la via. Ricordando le parole di Reinhold Messner, cercavo di scalare 'tra i riposi', analizzando da sotto tutti rilievi, e partendo il più riposato possibile, concatenavo i movimenti a volte inquietanti per le prese 'a cassetto' fino al riposo successivo.
In cuor mio sentivo il piacere delle difficoltà contentute aumentare, e piano piano, il desiderio di non appendermi mai mi incitava a cercare sempre le posizioni giuste...
E' stato un bel ritorno all'arrampicata libera e il
quinto grado vero, quello che non verrebbe sgradato neanche in dolomiti. Un tiro dopo l'altro, con certe sequenze di movimenti 'da urlo', siamo arrivati alla fine delle difficoltà, sotto la seconda cengia. E li', costretti ad aspettare dalle cordate che probabilmente dal mattino erano sulla via, siamo partiti bagnati sull'ultimo tiro, con i passaggi più facili trasformati in paludi, per non far riferimento alla cloaca maxima ideata da Cesare Augusto.
E qui sarei tentato di dare un tono ancora più enfatico alla nostra piccola avventura, e solo per divertimento mi permetto di farlo...