I quattromila sono come le ciliegie, uno tira l'altro.
E' cosi' che dall'ipotesi iniziale di visitare il piu' abbordabile (come dislivello) dei 4000 del Rosa mi ritrovo dopo due giorni in quota (non previsti) al culmine dei 4342 metri della Ludwigshohe.
Le premesse erano delle peggiori...
Stanchezza, nausea, malesseri di stagione ... quale stagione? una volta i malesseri stagionali non erano tipici dell'inverno?... boh!. E allora a quel paese i malesseri stagionali o meno che siano e via per le alte vette.
Il richiamo dei ghiacciai (vedi
Becca d'Aver) e' troppo forte e insistente per dare ascolto alla vocina interiore che spinge a rimanere a riposo.
Di buon mattino si parte per il Rosa, meta Staffal partenza delle funivie, obiettivo Punta Giordani, per la via normale o... per la cresta del Soldato. Buon senso, timore o semplice caso fortuito, mi ritrovo sulla retta via, ossia sulla normale, che proprio normale non e'...
Qualche tratto in cui prestare attenzione, vuoi per la ripidezza (specie in discesa) vuoi per qualche crepo non proprio visibilissimo ma gia' aperto.
Con fatica ecco
la vetta che si nasconde dietro una coltre di nebbia. Autoscatto e si riprende la via di discesa, pensando al the' caldo e un boccone da trangugiare alla Capanna Gnifetti. Sfinito per l'ultima rampa e le roccette che adducono al rifugio finalmente sorseggio il mio the' e divoro avidamente la squisita torta di mele (chissa' che gusto aveva...;-). Sonnecchiando al tepore del rifugio maturo l'idea di restare anche per la notte... l'indomani si vedra'.
Pisolo pomeridiano per tentare di recuperare un po' di energia, poi chiacchiere con altri ospiti del rifugio e gli immancabili
scatti (senno' dove le prenderei le foto per il sito???).
Dopo la cena (ottima per essere un rifugio con centinaia di persone a 3600 m di quota) tisana calda e via a nanna con la speranza (vana) di dormire qualche ora.
Invece mi attende una notte da incubo: tormentato dal mal di testa non vedo solo l'ora della levata dei solerti alpinisti per potermi alzare anch'io. Immagino gia' un rientro con coda fra le gambe ed invece dopo la colazione un breve pisolo ristoratore mi rida' la carica per rimettere in moto la macchina del corpo.
Si riparte... un due, un due... sorpreso dal recupero delle forze, con ritmo cadenzato macino metri e metri, stando anche molto attento ai crepacci, parecchi, insidiosi, taluni non evidenti. Con meno fatica del giorno prima eccomi sul
plateau che porta al col del Lys. Il freddo e' pungente nonostante il primo sole, ma tiro solo un sospiro di sollievo: ormai e' fatta. Ancora un pendio e le roccette finali ed il
Balmenhorn e' mio. La prossima potrebbe essere il
Corno Nero, ma desisto di fronte al breve ma molto ripido pendio per la vetta.
Meglio l'affilata crestina NO della Ludwigshohe... Prima pero', 'girato l'angolo' si apre lo
scenario delle vette reali: la rocciosa
Dufour, la bella Zumstein e la vetta delle vette, la Gnifetti.
Si prosegue la marcia prima sul ripido attacco poi sulla crestina via via piu'
affilata, ma per fortuna non troppo esposta (almeno al confronto con le piu' rinomate creste glaciali). Qualche tratto mette un po' di pensieri: sotto la cresta si aprono inquetanti seracchi sospesi... Scacciati i pensieri si prosegue facilmente verso la nevosa vetta: quasi 4400!