Partiamo sotto un caldo sole d'agosto, coi nostri sacchi carichi di mercanzie utili alla scalata, un po' oppressi dalla prospettiva della fatica che ci attende.
Qualche acciacco dei nostri non piu' 'imberbi' scalatori contribuisce a farci sentire il peso della salita.
La vista della magnifica guglia a meta' circa del cammino allieta i nostri cuori, ma la distanza ancora grande da colmare ci abbatte... Belli quei sentieri dove la meta da raggiungere si cela alla vista sino agli ultimi metri!
TD, VI, 14L, 400 m. svil.
Finalmente, giunge il giorno di calcare questo ardito ago di roccia che punta verso l'immenso blu: scalpitiamo di primo mattino, impazienti di scalare quel 'sacro' granito, ma saggiamente attendiamo l'arrivo del sole.
La nostra pazienza e' ripagata con una scalata al tiepido sole dei quasi 3000 metri di quota e dalla mancanza di cordate alla calcagna (ed anche sopra di noi).
Il 'tunnel' e' il primo saggio di piacevolezza che la via ci offre, poi le placche del terzo tiro (che affrontiamo direttamente con maggiori difficolta'), quindi le due lunghezze 'diedrose' di L4 ed L5 che ci portano prima sotto e poi a superare i tetti gialli.
Si riprende con due tiri di V/V+ e IV fino alla famosa cengia Boell, dove senza esitazione ci dirigiamo verso la sosta all'estrema sinistra, evitando la tentazione della fessura Madier.
Percorriamo con due lunghezze il diedro appoggiato citato dalle innumerevoli guide, saltando la variante Livanos e dovendo quindi riprendere il filo dello spigolo con un tiro su una via moderna a noi ignota. Ripresa la retta via, dapprima siamo tentati dalla lucentezza ammaliatrice degli spit di Visite obbligatoire, ma poi ritorniamo sui classi diedri della Boell, giungendo sull'affilata vetta con un paio di piacevoli lunghezze.
La soddisfazione e' grande, nostante il ritardo indotto da una cordata dinnanzi piuttosto imbranata. Ci guardiamo intorno, scattiamo le foto di vetta, incluse le panoramiche sulle cime dell'Olan e ci mettiamo sulla via del ritorno. Disarrampicata per alcuni metri in bella esposizione, due doppie sulla normale, poi ancora arrampicata in discesa piuttosto esposta ancorche' facile.
Segue il rientro al rifugio per tracce su pietraia, brevi risalti da disarrampicare, dove occorre sempre mantenere alta l'attenzione anche per evitare di finire su salti pericolosi (meglio seguire un percorso largo verso ovest).
TD-, VI, 8L, 300 m. svil.
Decidiamo di rivolgere le nostre 'attenzioni' alla Tete du Rouget, che col suo rosso Pilier Chèze ci fa l'occhiolino da un paio di giorni. La via scelta e' Version originale, protetta a spit e di difficolta' nell'ordine del 5c.
Partiamo verso le 9 dal rifugio, ma e' troppo presto: alle 10.45 attacchiamo la via con la roccia gelida e il sole che si fa attendere. Anche L2, niente affatto banale, ci tocca scalarla al freddo. L3, bella fino agli ultimi metri... dove una chiodatura non ottimale costringe ad uscire in sosta sprotetti. Arriva pero' il sole ad allietarci e a farci godere una magnifica roccia rossa. L4, facile e piacevole, L5, semplicemente magnifica: 50 metri di roccia stupenda!
Purtroppo il tiro seguente interrompe la sequenza...
Un ostico strapiombo, protetto male e non piu' superabile in A0 causa l'eliminazione di uno spit, ci da' filo da torcere. Neppure il rispolvero di antiche tecniche dei progenitori (lancio di corda allo spuntone ;-), riescono a farci avere la meglio. Tutto a causa del malanno al polso del nostro Red, uomo di punta della cordata!
Peccato, ci spiace terminare qui l'arrampicata, anche se e' vero che ormai mancava solo piu' una lunghezza alla fine della via vera e propria. In ogni caso siamo soddisfatti di una scalata davvero magnifica. Buttiamo le doppie, che immancabilmente si piantano su uno dei tanti spuntoni (ironia della sorte ;-)!. Riprese le doppie con estrema attenzione per evitare nuovi incastri, ci paracadutiamo sulla cengia-terrazzo da cui siamo partiti. Ora la temperatura e' divenuta quasi torrida! Effetto riflettore della roccia che proietta su di noi tutto il calore solare.
Rientriamo al rifugio con un pizzico di dispiacere ma comunque felici per la bella scalata.
Naturale completamento del nostro Tour del Soreiller e' la discesa a valle attraverso il sentiero de 'La montagne d'en bas'. Questo e' un sentiero che parte a ovest del rifugio e permette di esplorare il solitario vallone gemello del Soreiller. Piu' lungo del sentiero di salita, supera con infinite serpentine i diversi salti di roccia, portandosi anche sul crinale tra i due valloni e permettendo di avere ancora un'ultima magnifica visione della Aiguille Dibona.
Arriviamo esausti a Les Etages, paghi di una quattro giorni pienissima, senza piu' forze per metter mani e piedi sulle rocce della bassa valle del Veneon.
Arrivederci Aiguille Dibona!
Gadan presenti: Piero, Red