F+, quota 3166 m, dislivello 1350 m.
Voglia di montagna, quella alta, dove la vista si perde a enumerare le mille e mille cime e creste, tra valli e ghiacciai, dove i confini sono il cielo e la terra...
Il desiderio e' grande, ma la forma fisica e' modesta. Con gran fatica e sudando ogni liquido presente in corpo pervengo al rifugio Gastaldi, dove un the' e un'ottima torta alle carote infondono un po' di coraggio a questo escursionista provato dalle fatiche. Eccolo di nuovo in marcia, e rinfrancato dalla sosta, a passo svelto risale l'infame pietraia per la Rocce Russelle. Un magnifico stambecco si gode il caldo sole di luglio schiacciando un pisolo all''ombra' della Bessanese: uno scatto formidabile! Beato lui... penso e proseguo innanzi verso un primo cocuzzolo detritico-roccioso. Discesa verso un colletto per calzare i ramponi e, forza e coraggio, di nuovo in salita, arrancando, pant pant..., sul ripido pendio glacio-nevoso della parete SSO della Punta Adami.
Quando finalmente in cresta lo sguardo si allarga ai ghiacciai della Ciamarella il fiato e' ormai cosi' esiguo da non riuscire neppure a trattenerlo per l'emozione...
Stringendo i denti, tolti i ramponi, proseguo con massima cautela sulle rocce 'wafer' della cresta Est; per fortuna un tratto breve. Poi un saltino di III grado che conduce alla vetta, che vista l'esposizione e la stanchezza provvedo ad assicurare con un cordino. Foto di (quasi) vetta (poco sotto) e via di nuovo in discesa, disarrampicando in forte esposizione, su roccia malsicura (roccia a scaglie, spesso rotte...) fino ad uno spuntone dove si attrezza agevolmente una breve ma provvidenziale doppia.
Sembra finito l'impegno mentale, invece dal colletto occorre ancora prestare attenzione al ripidissimo pendio di rocce (sempre a wafer...) sporco di detrito. Poi finalmente il ghiacciaio della Bessanese, ormai innocuo, anche se l'occhio non puo' esimersi dallo scrutare con attenzione pieghe sospette o crepacci latenti...
Ultima fatica, al cospetto dello spigolo Murari, la breve risalita alla morena, durissima china di detriti che sferza l'ennesimo duro colpo ai piedi gia' martoriati. In realta' giunti al 'pianoro ablativo' della Bessanese, mi tocca l'amara costatazione di essere piu' basso di una cinquantina di metri rispetto al rifugio... ancora uno sforzo (quasi sovrumano per il mio stato odierno) per raggiungerlo.
Qui una tappa di ristoro con torta di farina di segale e breve pisolo, poi l'ultima sofferenza del giorno: il ritorno al Pian della Mussa sul sentiero pietroso e lievemente sconnesso (per lo meno questa e' la percezione dei piedi sofferenti del sottoscritto...).