Ostanetta che piacere.
Non e' il nome di una via che vogliamo evocare (peraltro esistente in parete), bensi' una sensazione provata ritornando a questi luoghi.
La giornata si preannuncia all'insegna delle nebbie e quindi secondo la piu' genuina tradizione dell'Ostanetta.
Cammina e cammina, tra una ciacola e l'altra, giungiamo ai bei pascoli che preludono alla conca della nostra Parete. Qui un quadretto bucolico, con vitello che sugge avidamente dalle mammelle della madre, ci induce a passare in punta di piedi uscendo dal sentiero. Preseguiamo e perveniamo di fronte alla sempre imponente parete nord dell'Ostanetta, incorniciata sulla sommita' dalle incombenti nebbie orografiche.
Ancora qualche fatica per risalire il conoide che conduce alle Placche dell'Autan, nostra meta odierna. Siamo all'attacco della via 'Il luogo del silenzio', dove constatiamo la chiodatura abbondante. Solo pero' provando a salire ci rendiamo conto che il primo spit e' posizionato troppo in alto, rendendo sprotetta la salita di alcuni metri iniziali, piuttosto verticali e su roccia (almeno nelle condizioni odierne) poco aderente. Un provvidenziale stratagemma viene prontamente ideato dal buon Gianni: una sorta di maxi 'giapuneis' realizzato con la prolunga di un bastoncino telescopico per rinviare il primo spit. Detto, fatto: Piero che non se la sente per nulla di rischiare le ossa mette efficacemente in atto la geniale idea e si ritrova a scalare su questo non facile primo tiro. Percorriamo due lunghezze della via, fino alla cengia erbosa, notando che la chiodatura abbondante non aiuta nei passi ostici (per lo meno quelli che in giornate umide come oggi risultano tali). Volendo diminuire l'ingaggio ci spostiamo a sinistra con l'intento di provare la nuova via, di recente apertura secondo una notizia appresa sul sito di Fiorenzo Michelin.
Qui scopriamo un mondo nuovo: roccia dal grip superiore, difficolta' piu' abbordabili e chiodatura davvero ravvicinata. Unica pecca: quintali di terra presente sulla parete a seguito di recenti disgaggi e pulitura da teppe erbose. Le protezioni pero' consentono una progressione sicura anche in queste condizioni e ci divertiamo un sacco. Quattro lunghezze di difficolta' crescenti (sempre nell'ordine del V/V+) tra placche rugose, fessure sinuose da fare in dulfer e strapiombini, ci riportano alle ben note condizioni dell'Ostanetta che conosciamo.
Terminiamo la via sull'ultimo spit munito di maillon (ve ne sono due, palesemente di progressione ma muniti di maillon...) non vedendo tracce di uscita sull'incombente cengia erbosa (che la sosta finale sia sull'albero ad una decina di metri sopra di noi???).
Tre doppie e ritorniamo alla base per poter apprezzare visivamente l'intera placca dell'Autan e ripercorrere virtualmente i vari tiri della via.
Scendiamo avvolti da una leggera nebbiolina, che nasconde misteriosamente alla vista la parete; solo rododendri, genziane e mirtilli mescolate dalla sapienza della natura formano un verde tappeto su cui serpeggia il sentiero di rientro.
Alcuni dati tecnici:
2L della via Il luogo del silenzio, poi prosecuzione su 4L della via piu' recente aperta sul lato sx delle Placche.