Una finestra di tempo clemente? Un bruscolo di beltempo nel primo giorno di primavera?
Impossibile farselo scappare...
Carico le ciaspole in auto ed armato di buona voglia di scarpinare imbocco la Valsusa, obiettivo Val Thuras, per una classica da ciaspolatori, la punta Fournier.
Non proprio allenato per potermi permettere il lusso di quasi 1000 m di dislivello propendo per la variante "light", ossia con partenza da Thures anziche' da Bousson. Light per modo di dire, visto che il minor dislivello si paga con uno spostamento considerevole.
Il sole si intravede appena tra le brume, ma la temperatura e' gradevole: adatta a faticare! Unico neo manca la neve... o almeno da Thures i campi sono in veste fine invernale, pronti a lasciar sbocciare crochi e altre amenita' floreali. Lo stradello per Rhuilles poi e' solo fango e poca neve. Decido di non prendere le ciaspole, decisione che si rivelera' come gia' in un passato recente poco assennata: il risparmio di peso iniziale paghero' arrancando sui pendii di neve spaccosa o frolla. E infatti da Rhuilles appena imboccato il vallone dello Chabaud si rivela quello che il buon senso avrebbe dovuto suggerirmi: una comba ben innevata dove salire e' un vero supplizio. Fortuna che il paesaggio e la piu' assoluta solitudine confortano le fatiche della salita. Comunque con buona pazienza, un passo dopo l'altro (e dopo innumerevoli sprofondate), mi ritrovo ai pianori sommitali in un
paesaggio immacolato.
Montagnole di morbida neve, radi boschetti di pini e larici, meandri di timidi ruscelli primaverili sembrano dipinti in bianco e nero. Ancora fatica e sudore per raggiungere il colle, dove terminano le provvidenziali tracce di scialpinisti e ciaspolari. Da qui in poi il nulla, solo infinite distese di bianco... sotto e sopra, poiche' ormai il timido sole si e' eclissato dietro una spessa coltre di nubi lattiginose.
Un paio di barrette e un sorso d'acqua sono il parco pasto del camminatore solitario; poi vi e' la fatica del ritorno, quasi pari a quella per salire...