Mont Aiguille, un'esperienza per noi spirituale che richiama alla mente un'altra esperienza altrettanto mitica, la salita della
Devil's Tower.
Giungiamo al nostro camping à la ferme di La Richardière dopo un tour tra le Alpi del Delfinato: risalita la val Chisone e valicato il Monginevro eccoci nella solare Briançon dove scopriamo che il col de Lautaret è chiuso... Scegliamo l'opzione B di circunavigare da sud l'Oisan passando da Gap e percorrendo la D1075 che ci porta nell'ampia vallata di Grenoble.
Ansiosi di scorgere la "nostra Guglia" ad ogni colle e ad ogni svolta, finalmente siamo ripagati dalla
visione: una nave di roccia con l'alta prua Nord appare all'orizzonte di verdi praterie...
Dopo esserci sistemati al campeggio iniziamo l'approccio all'Aiguille con una passeggiata fino all'imbocco del sentiero d'accesso, cogliendo alcuni scorci memorabili dell'ardito scoglio alle ultime luci del sole.
Pasto frugale (a compensare l'abbuffata di mezzodì a Briançon), quindi lettura della buona notte tratta dalla guida di salita al Mont Aiguille... ovvero ripasso delle relazioni di salita (e discesa!).
Ore 5:45, sveglia! Tazza di caffé, succo d'arancia e croissant e lesti verso il parcheggio per limitare il rischio di essere tra la folla dei salitori. Un po' delusi constatiamo di non essere i primi... ma tant'è e l'unica cosa da fare e mettersi in marcia di buona lena sull'ombroso sentiero del col de l'Aupet. Un'ora abbondante di salita nel bosco con radi scorci sul dolomitico paesaggio del Vercors e giungiamo al col de l'Aupet: un'alta muraglia di calcare grigio troneggia sopra di noi, incutendo un rispettoso timore. Ancora sudore per risalire la ripida china che conduce alla base, per fortuna su una ottima traccia di sentiero. Solo una cordata è già sulla voie Normale e sentiamo di aver scelto bene il nostro orario.
Ore 9:00, finalmente
attacchiamo la via, che appare abbordabile nei gradi (III/III+) ma resa più impegnativa dalla nostra scelta di salire con scarponi e di usare solo le protezioni e mai i cavi eventualmente presenti (residui di una vecchia ferrata in parte distrutta dai crolli). Anche la verticalità della parete conferisce sapore alla salita, insieme alla necessità di guardare bene dove procedere. Diedrini, muretti e lunghi traversi esposti ci conducono al cospetto della
Vierge, appuntita torre staccata. Qui la scalata si fa più "interna", entrando in una forcella che ha l'aspetto di un severo antro di roccia da cui si aprono
suggestivi scorci sulle creste del Vercors. Ancora traverso a destra in direzione del passo "
des meules", una sorta di passo del gatto su un'esile cengia, per poi ritornaro tutto a sinistra camminando sulla cengia che conduce al
diedro-camino di accesso alla sommità.
Tre lunghezze di corda con alcuni passi assai divertenti (altri un po' meno a causa della roccia viscida e bagnata) concludono la nostra scalata. Ora manca solo più di metter piede sul prato sommitale e volgere il passo alla vetta Nord. Camminiamo su questo prato sospeso tra ripide pareti di roccia, contornati dalle vette del Vercors (ovest), della Chartreuse (nord), dell'Oisans (est).
Foto di rito per suggellare la meta raggiunta e fissare il ricordo di immagini e sensazioni intense.
Il tempo scorre inesorabile e mentre altre cordate giungono in cima noi procediamo a cercare la via di discesa, via che sappiamo essere delicata e impegnativa.
Già i primi metri di disarrampicata chiariscono di cosa si tratti: infatti tentiamo la discesa in libera ma poi data l'esposizione e la roccia patinée buttiamo una breve doppia, grazie anche al supporto di un'altra cordata di ragazzi di Lione con cui condivideremo la discesa. Scendiamo per
ripidi canali detritici, camminando come sulle uova per non lapidare chi si trova più in basso e non perdere l'equilibrio. Poi ancora salti di roccia da disarrampicare, forse con più facilità o forse è solo che ci abbiamo fatto l'abitudine... Un ultimo canale invaso dai detriti finalmente dà accesso alla prima doppia verticale (finalmente!), e poi dopo un breve traverso a nord, giungiamo agli ancoraggi dell'ultima doppia.
Questa è una
doppia spettacolare, nel vuoto tra la parete principale e le Grand Gendarme. Ultime disarrampicate fino alla targa commemorativa della prima salita all'Aiguille (1492) e finalmente siamo coi piedi per terra...o quasi.
Ore 15:00, attacco della parete: la nostra non è certo una performance da velocisti del verticale, ma complice un meteo propizio, non abbiamo messo fretta né in salita né in discesa, privilegiando la sicurezza e la serenità alla velocità.
Non ci resta che ripercorrere il cammino di discesa e lasciare andare i pensieri un po' malinconici all'esperienza appena vissuta.