Tornare alla Sbarua e per giunta ripetere una classica di sempre e' fonte di emozione. Al di la' delle difficolta' su cui si potrebbe dissertare per anni, sostenendo la severita' delle gradazioni date dagli apritori d'antan, quello che sorprende e' al solito l'abilita' di costoro nell'affrontare con pochissime protezioni queste pareti.
Noi armati di scarpette ultimo grido (ahiaaaaa, troppo strette...), magnesite (piu' come digestivo, per la verita'), corde in nylon e un assortimento di strana ferraglia ignota a quegli arditi dell'alpinismo eroico arrampichiamo con gioia quella roccia benedetta, sempre prodiga di ruvide placche, fessure libidinose e diedri provvidenziali.
In buona compagnia anche in questa occasione inanelliamo con diletto le otto lunghezze di corda tra IV e V classici, poi scendiamo (con cautela per qualche tratto ripido innevato) sul versante opposto e poi nel canale tra Cinquetti e Rivero per approdare al ristoro di Casa Canada.
Qui ci e' impossibile cedere alle lusinghe di un ricco tagliere di formaggi e salumi per recuperare una buona parte delle energie spese in scalata... tutto annaffiato da un bicchiere di vino o un boccale di birra.