Ecco ancora una bellissima salita in ambiente grandioso d'alta montagna sulla parete Nord-Est del Pelvo d'Elva, montagna che conosciamo abbastanza bene per le nostre numerose frequentazioni... (vedi
tutte le gite al Pelvo d'Elva).
La relazione in nostro possesso non è particolarmente ricca di informazioni e quindi ci assale qualche dubbio nell'accesso alla base dell'attacco: il
diedro chiaro è ben visibile dal basso ma non è chiaro da dove si effettui l'accesso; capiremo poi che conviene seguire il sentiero della normale fino a quando una serie di grossi ometti conduce verso l'attacco della cresta Nord-Est e dopo un recinto di muretti a secco si scende leggermente in un
conoide di detriti poco stabili, evitando il nevaio ancora presente (neve dura e ripida).
Giungiamo all'attacco e dopo qualche istante vediamo lo spit rosso che indica la retta via. Da qui la salita è di puro piacere, facile nelle difficoltà, su roccia bella e con vista sulla cresta del Pelvo e poi anche della piramide finale.
Il tiro n. 5 presenta il passo chiave in corrispondenza della
bella fessura a Y, reso più ostico dalle scarpette bagnate... infatti un bel nevaio residuo ostacola l'accesso alla parete e, nonostante il
sentierino di lose da noi laborosiamente costruito, ci toccherà scalare con scarpette fradice.
Seguono una serie di tiri piacevoli e facili sull'immensa parete nord, in diagonale verso destra, fino alla forcella da cui si accede al castello finale. Qui siamo avvolti nella nebbia e solo l'intuito ci fa evitare le difficoltà, scorgendo una via di fuga a sx (versante est del Pelvo), reperendo facilmente la sosta (un solo spit)
sull'orlo del baratro...
Ancora qualche passo verticale, reso più sapido dalla nebbia e dal rombo dei temporali in arrivo, e mettiamo finalmente piede sul piatto crestone sommitale. Qualche elementare passaggio ci conduce infine alla croce di vetta che ben conosciamo. Qualche scatto, un sorso d'acqua e ci rimettiamo in cammino, in discesa verso l'incognito.
Inizia a piovere con decisione e l'idea di percorrere la normale in discesa sotto la pioggia, che puntualmente si tramuta in grandine, non ci alletta affatto, ma non possiamo fare diversamente.
Con grande cautela e autoassicurandoci nei tratti attrezzati con catene scendiamo la viscida quarzite bagnata, ringraziando per la presenza di tali mezzi di sicurezza. In breve siamo fuori dal pericolo, ma ora è il momento delle sferzate di vento e grandine che ci mitraglia con forza. Davvero provvidenziale il casco, ma vorremmo avere anche un'armatura per proteggere il resto del corpo da questi proiettili, sì piccoli, ma lanciati a grande velocità sulle nostre povere gambe...
Giungiamo all'auto ben zuppi (nel frattempo ha preso a piovere a dirotto) ma contenti per l'ennesima avventura regalataci da questa bella montagna.