La
Rocca Castello come sirena tra gli scogli alpini attrae col suo canto suadente i due gadan in astinenza da roccia... e i due, diversamente dall'eroe omerico, rispondono prontamente al soave richiamo.
Eccoli dunque in cammino verso il colle Greguri e tra una ciacola e l'altra distrattamente fuori dall'itinerario canonico. Errore che si rivelera' provvidenziale, risparmiando ai nostri una faticosa rampa finale del sentiero classico e reperendo il colle medesimo per un via meno evidente ma dalla pendenza piu' graduale.
In poco piu' di un'ora eccoli all'attacco della via. Un
tiro iniziale di bella roccia verticale ma super appigliata, poi un lungo traverso orizzontale, quindi il
diedro camino che conduce finalmente alla cresta.
La cresta e' il vero pezzo forte: esposizione totale su questa affilata linea di roccia,
sospesa nel vuoto a destra e manca. Roccia quasi sempre ottima, con appigli e appoggi che rendono l'arrampicata facile ma divertente.
Ci godiamo quindi questa salita in esposizione, procedendo con calma per gustare, centellinando i movimenti, ogni singolo passaggio.
Giungiamo in vetta in completa solitudine, per godere dell'ampia visuale sui monti vicini e sulla vicinissima Torre Castello. Poi, dopo le foto rituali, reperiamo gli ancoraggi delle doppie, mentre altre cordate accedono alla vetta.
Tre doppie ci portano alla cengia che gia' abbiamo calcato in salita; la percorriamo a ritroso per raggiungere l'ultima doppia che ci depositera' a picco sul colle Greguri. Qui siamo accolti da un
gruppetto di stambecchi con piccoli, per nulla infastiditi dalla nostra presenza e dagli schiamazzi in parete.
Non resta che raccogliere le nostre masserizie, lasciare questo piccolo paradiso di rocce e salutare
la guglia della Castello ormai seminascosta dalle nebbie pomeridiane.