Eccoci per una rimpatriata gadana alle belle rocce del vallone di Crete Seche, scelte dopo una condivisione "virtuale" di una rosa di opzioni. L'idea originaria, quasi subito accantonata, ispira la salita dello sperone Sud-Est dell'Aroletta, tal via Cristiano-Fornelli. Lo scarso allenamento fisico e mentale ci induce a piu' miti consigli (o almeno cosi' crediamo), rivolgendo le nostra attenzioni (sempre "virtuali", sigh...) alla cresta Sud della Vierge, sulla carta (o meglio su Gulliver) valutabile come una classica salita in cresta, sul genere di altre da noi bazzicate.
Pensiamo alla
cresta Dumontel all'Orsiera oppure alla
cresta dell'Ometto all'Uja di Mondrone, scalate a quote paragonabili, su creste di roccia, valutate globalmente AD...
Giungiamo il primo giorno in rifugio con energia a sufficienza per goderci ancora
qualche piacevole monotiro alla falesia sottostante il bivacco Spataro. Scaliamo piacevolmente le belle rocce lavorate dai ghiacci e nel mentre di sottecchi scrutiamo la "nostra" cresta, affilata, delimitata dai due immensi colatoi detritici. Temiamo la fatica della risalita al Col du Grand Barmé, mentre in fondo non ci intimorisce molto la cresta, di cui sappiamo pero' ben poco (ossia quanto si apprende dalla scarna relazione su gulliver, povera di info anche sulla discesa). Beata ignoranza.
Il mattino seguente, alle 6 circa siamo pronti alla partenza verso
il temuto canale, che pero' si rivela meno fastidioso del previsto, faticoso si', ma non poi cosi' lungo e comunque camminabile scegliendo opportunamente i passaggi a ridosso delle pareti rocciose di sx.
Giungiamo alla strozzatura prima del "colle" e con un po' di titubanza attacchiamo a scalare le placche di roccia mediocre, cercando di avvicinarci al filo della cresta, dove in effetti la roccia si rivela immediatamente migliore.
Per un bel tratto saliamo slegati, fino a giungere
in vista del seguito di cresta affilata, esposta e costituita da svariati gendarmi. Giudichiamo opportuno legarci e salire a tiri di corda (scelta poco oculata: una corda da 60 m doppiata, avendo seguito i suggerimenti presenti sul solito sito..., peraltro tra loro discordanti sulla lunghezza di corda necessaria).
Numerosi tiri, svariate calate in doppia, ci condurranno con lentezza al cospetto della
Punta J. Charrey, che gia' da lungi ci incute terrore, presentandosi con verticali muri e diedri, non banali da scalare con scarponi.
Ed infatti la salita del torrione, suddivisa in due tiri si rivelera' impegnativa, molto verticale e povera di appigli per essere "solo" IV+. Dalla cima della J. Charrey osserviamo sconsolati che la cresta e' ancora lunga, e di II e III grado non se ne vede l'ombra... Nulla di veramente difficile, ma certamente l'impegno ci risulta maggiore di quello preventivato, anche sulla scorta delle esperienze vissute in precedenza (anche con il livello di allenamento attuale).
Comunque proseguiamo il pellegrinaggio, sperando sempre di vedere una fine imminente alla scalata e finalmente una discesa non troppo ostica.
Dopo serie interminabile di saliscendi arriviamo infine alla
vetta della Vierge, ma le calate evidenti sono sul versante delle vie moderne (est), mentre sul vertiginoso versante nord non vi sono evidenze di calate... salvo un maillon che fa lavorare malissimo la sosta, ma permette una calata da brivido (un incastro di corda ci costringerebbe a risalite in artif.... brrrrr!).
Con 5-6 doppie, praticamente mai lineari ne' ovvie, ci caliamo sulla cresta nord...con logica piuttosto dubbia (a dispetto di commenti banalizzanti reperiti sul solito gulliver), fino al colle dell'Aroletta e poi nell'immenso conoide detritico sottostante. "Riusciamo" anche ad incastrare la penultima doppia, con obbligo di risalita per disincagliare la corda, poi pero' finalmente "atterriamo" sugli sfasciumi instabili del canalone.
E' finita: sono oltre 12 ore di salita e discesa, siamo abbastanza esausti e ci tocca ancora il rientro al rifugio ed il lungo ritorno all'auto.
E pensare che qualcuno ha ostentato le sue performance vantandosi di 4 ore da auto alla punta: certamente scalatore fortissimo, ma incapace di fornire qualche elemento di informazione tecnica utile (la corda da 40 m dallo stesso indicata e' di certo insufficiente per viaggiare in sicurezza ed effettuare le doppie).