Classicissima delle Valli di Lanzo, la cresta dell'Ometto gira per la testa dei due Gadan da lungo tempo. L'Uja di Mondrone poi, col suo profilo da
Cervino delle Valli, richiamava sempre a questo immancabile itinerario di alpinismo classico.
Ci siamo, dunque, dopo la
prova generale di alcuni giorni fa, si parte nuovamente di buon'ora per colmare i 1200 m di dislivello di fatica pura fina al Passo dell'Ometto.
Ed infatti il sentiero attacca ripido e faticoso, poi un po' tiriamo il fiato dall'Alpe Piane al pianoro del bel bivacco Molino. Infine il
ripido pendio innevato per il passo che ci sega per benino fiato e gambe...
Intanto incrociamo una simpatica comitiva di belgi impegnati in un lungo trekking attorno alla Bessanese, veri appassionati delle nostra bellissime alpi, loro che vivono nell "low lands" (n.d.r "Turin is a dream" afferma una ragazza).
Tirato fiato e imbragati a dovere ci impegnamo con i
primi passi di roccia, con l'intento di fugare ogni timore ispirato dalla severissima e imponente parete nord dell'Uja.
Ci scaldiamo prendendo confidenza con la roccia, ma già dopo non molto eccoci ingaggiati su
muro verticale fessurato, tutto fuorché III (potrebbe sfiorare il V), ma
la roccia ottima invita ad osare...
Saliamo divertendoci moltissimo, sia per la qualità della roccia, sia per l'ambiente d'alta quota e solitario, sia per il piacere di un'avventura vissuta tra amici accomunati da una stessa passione.
Inanelliamo tiri di corda, cercando di evitare i numerosi punti innevati, a volte ritrovandoci su gradi superiori a quelli attesi, ma sempre senza nessun "patema", essendo attrezzati di protezioni veloci e sentendo nostra la via.
Nessun dubbio sul percorso, logico, intuitivo e comunque ben descritto nella relazione in nostro possesso.
Senza quasi accorgercene ci troviamo a calcare la
sommità innevata dell'Uja, eppure 4 ore sono trascorse, scalando rocce magnifiche, traguardando panorami mozzafiato, fin verso i colossi glaciali delle Graie e delle Pennine.
Ma l'avventura non è finita, e neppure la fatica: la
discesa per la via normale, anche a causa dei molti canaloni innevati richiederà tempo e attenzione, mettendo a dura prova la nostra sopportazione. L'eterno sentiero di rientro sarà infine la "mazzata" finale, esaurendo ogni nostra residua energia.
Coi piedi frolli ma sotto un tavolo imbandito infine ci regaleremo una cenetta a base di farinata e pizza, con negli occhi vivide le immagini delle rocce appena scalate.
La via però è un incanto