Un piccolo Tibet alle porte di casa e imponenti vette himalayane che si affacciano sui brulli altopiani: è questa l'immagine che offre la media valle Po in questa stagione autunnale, dove le arcigne vette oltre i 3000, spennellate da recenti nevicate, appaiono con imponente candore sui profili morbidi delle cime minori.
Siamo ancora una volta io e la fidata cagnetta, approdati alle Meire Bigorie con le prime luci dell'alba, a goderci uno
spettacolo radioso del sole sull'impressionante triangolo incantatore... e restiamo in estasi alcuni istanti rapiti da questa visione prima di iniziare il cammino per scaldare i muscoli in quest'aria frizzantina, ma non fredda, d'autunno.
Silenzio rotto solo dal ruscellare di mille rivoli d'acqua e cascatelle, ci inoltriamo nel vallone di Cervetto, tra le morbide chine della Testa di Cervetto e le pendici settentrionali che discendono dalla Rasciassa. Qui i toponimi non hanno nulla di altisonante, anzi suonano come nomi amichevoli, potremmo dire anche un po' "barotti", e come tali veramente DoC!
Dall'Alpe Tartarea abbandoniamo il comodo stradello per un sentiero segnato con ometti e sbiaditi segni rossi, che ci conduce a bellissimi pianori dove la solitudine è sovrana, e l'uomo pare non metter mai piede... Infine giungiamo alla perla del
Lago Tartarea: uno specchio blu in cui si riflettono i due "Visi",
Monviso e Viso Mozzo. Una visione d'incanto che contempliamo rapiti ancora una volta da tanta bellezza. Stupisce che un luogo così incantevole sia poco conosciuto, ma gioiamo di essere tra quei pochi frequentatori di questi angoli remoti e selvaggi.
Sempre alla ricerca di qualche traccia ed ometti lasciamo il lago per il colletto sotto Cima di Crosa.
Inizia ora una panoramicissima traversata in cresta che ci condurrà su svariate cime denominate e quotate, a cominciare dalla Crosa, quindi il Roccenie (un nome evocativo delle rupi rocciose affacciate sulla Valle Po), la Cima delle Barre ed infine la piramide di Punta Rasciassa.
Un percorso magnifico, affacciato su due valli, Po e Varaita, con caratteristiche assai diverse, più selvaggia e ombrosa la prima, più morbida e solare la seconda. La
cresta offre anche qualche tratto erto, su roccette e ripidissimi pendii erbosi dove è vietato perdere l'equilibrio, anzi meglio cercare qualche difficoltà in più sulla roccia solida (quando possibile) piuttosto che affidarsi ad infidi scivoli erbosi...
Dopo la Cima delle Barre terminano le difficoltà (per lo meno quelle obbligate) e rinfrancati da un po' di cioccolata si riprende la salita, affrontando qualche roccetta rugosa sul versante est della
Rasciassa.
Dalla cima il panorama è ancora più grandioso, dritto
in fronte al Monviso, con i suoi paladini, ad iniziare dalla piramide delle Lobbie fino ai satelliti verso nord e poi via via sino a scorgere in lontananza il Gran Paradiso ed il Monte Rosa.
Appagati da visioni celestiali possiamo ricercare la via di discesa, che si rivela a nord-nord ovest, provvidenzialmente in parte innevata, con neve indurita, facilitando così la nostra calata sul ripido pendio detritico-erboso. Tra utilissimi ometti, che provvedo a risarcire e ingrandire, perveniamo all'ultima lunghissima dorsale erbosa che ci condurrà fino ai dolci boschetti radi delle Meire Bigorie.