Arruolato dal buon Marcy, gadan di lunga data ma un po' latitante su questo sito, ci apprestiamo a soddisfare il desiderio di alta quota portandoci in questo angolo della Valle Orco che conosciamo meno.
Confidiamo nella bontà delle scarne informazioni riportate su gulliver, dove peraltro si parla di sci... Lasciata l'auto ben prima del lago del Serrù a causa di un cantiere, ci mettiamo in cammino cercando tracce per il lago e poi costeggiandolo in direzione del ghiacciaio del Carro.
Messo piede sulle lingue terminali constatiamo la consistenza dello strato nevoso: già molle di prima mattina.
Giunti al ghiacciaio della Capra siamo magneticamente attratti da un evidente canale sull'estrema destra, di cui però non conosciamo nome (che verificheremo a fine gita) e caratteristiche. Decidiamo di lasciarci condurre dall'istinto e prendiamo la direzione del
Canale della Capra (in realtà sulle carte è indicato il soprastante passo della Capra). Via via sempre più ripido (fino a circa 40-45°) saliamo, picca alla mano ma senza necessità di legarci, su neve morbida che richiede discreto dispendio di energia.
Alla fine sbuchiamo sull'ampio
ghiacciaio del Carro incontrando nuovamente una coppia di scialpinisti con cui abbiamo condiviso la partenza e provenienti dalla normale. Di qui in poi verremo letteralmente seminati vista la neve frolla che ci costringerà a faticare molto e invidiare quelle prodigiose assi galleggianti...
Arrivati nei pressi del colle d'Oin abbiamo l'amara sorpresa: la cima che ci sovrastava a sx non era la nostra meta ma solo un'anticima (il naso del Carro), mentre
ancora lunga è la strada per la Cima del Carro vera e propria...
Quasi un'altra ora di pena e perveniamo alla cornice sommitale e alle roccette della punta, dove ci abbandoniamo ad un quarto d'ora di relax, contemplando l'
infinita visuale verso le Cozie, tra valli di Lanzo e Maurienne, nonché verso nord sul gruppo del Gran Paradiso ma anche in lontananza il Monte Bianco.
Riarmati di coraggio affrontiamo la discesa che però si rivelerà più veloce e meno faticosa del previsto, salvo attenzione per evitare le scivolate involontare a causa dello spesso zoccolo sotto i ramponi (di Piero, sprovvisti, sigh, di antizoccolo). Osserviamo due stambecchi tranquillamente abbarbicati su ripidissime pareti e addirittura in pose assurde sotto paurosi strapiombi intenti a leccare i sali.
Scendendo contempliamo ancora con soddisfazione il giro compiuto, tra
canalino ripido e ampie conche glaciali, godendo pure dell'amena vista del turchese del lago contornato da verdissimi prati.