EE/F, disl. 1330 m, quasi 20 km di sviluppo
- Meire Dacant (Oncino), 1640 m
- Punta Trento, 2970 m
Pernottamento alle meire Bigorie con la famigliola per sfuggire alla canicola, partenza all'alba (o quasi) per non sudare sette camicie durante la marcia. Le temperature però sono davvero da caldo africano e alle 8 del mattino si gronda già sudore. Giunti però al magnifico pianoro sottostante l'Alpetto l'aria diviene più fresca e la visione grandiosa della piaramide di Viso ritempra corpo e spirito.
Si fa tappa al rifugio per una lauta colazione, quindi si riparte per il passo Gallarino, costeggiando dall'alto il bellissimo lago dell'Alpetto prima e traversando numerosi pianori solcati da impetuosi ruscelli poi.
L'altopiano è chiuso dalla superba muraglia di cime che dalla punta Trento giunge al Viso passando per Michelis, Barraco, Sella ed altre vette minori. Nessuno in giro e quindi è un vero piacere osservare in silenzio il panorama e le molte vestigie del glacialismo ormai estinto.
Dal passo Gallarino si apre la vista su un altro ampio pianoro in quota contornato dalla mole della Cima delle Lobbie, poi al passo di San Chiaffredo ci si affaccia sull'alto vallone delle Giargiatte e sui dirupati versanti della Punta Malta, delle Rocce di Meano e della Dante-Michelis, oltre alla meta del giorno, la Punta Trento.
I canaloni detritici evocano fatiche e sudore, cosicché l'occhio perlustra il versante sud/sud-ovest in cerca di un attacco il più alto possibile e il più vicino alle amate "roccette".
Imboccato il canale sud-ovest il piede coglie al volo l'incosistenza del detrito franoso, che per fortuna si lascia dopo poco per attaccare le rocce più a sinistra. Qualche passo di I, ed anche un muretto di II+, conducono ad altri tratti detritici, per fortuna brevi e inframmezzati da altre sezioni rocciose, tra le quali c'è anche il prevedibile incontro con i padroni di casa, gli stambecchi. Un ultimo speroncino e balzo in vetta, o per lo meno ad un punto culmine con ometto, ottimo balcone sulla Dante-Michelis e sul poderoso versante sud del Monviso. Alle spalle un altro cocuzzolo con ometto separato da una breve forcella annuncia una seconda vetta.
Breve relax, foto di vetta, mordi e fuggi anche della seconda cima e poi discesa per il canalone sud, indicato come più agevole. Si tratta in realtà di un canale assai ripido, nella parte alta con fondo roccioso o duro, per cui occorre un po' di cautela. In basso però è una vera pacchia scendere lasciandosi scivolare sul fine detrito.
Mi tocca però traversare tutto a destra e superare la cresta sud per ritornare all'infame canale sud-ovest dove salendo ho perso un pezzo del bastoncino. Poco male, essendo questa l'occasione per toccare ancora le roccette e ravanare un po' con diletto, sino a recuperare il relitto e riassemblare il bastoncino.
Si ritorna a ritroso, e scovato un angolino poco sotto il Gallarino, fresco ed affacciato sul Viso, finalmente giunge l'ora del pasto, frugale come sempre.
Non resta che ritornare sui miei passi e ritoccare le tappe dell'andata fino alle meire Dacant, lasciando l'invitante cresta che dal Gallarino scende verso i piani alti dell'Alpetto ad una futura esplorazione.