Era da un po' che la Niera mi girava in mente; dopo averla osservata da svariate angolazioni o semplicemente riconosciuta col suo profilo slanciato da altre vette, non poteva certo mancare una salita a questo picco roccioso.
Impossibile non restare incuriositi da questa montagna poliedrica, dalle mille facce sempre diverse, a volte piramide di pietra, altre volte possente torrione roccioso.
Oggi è una domenica che promette stabilità meteo, ci sarà quindi parecchia gente in giro ma per lo meno sarà molto bassa la probabilità di buscare un temporale in vetta.
L'escursione è piacevole, sul comodo sentiero diretto ai laghi, in buona compagnia di numerosi escursionisti, pochi dei quali mostrano i segni di ambizioni più elevate (corda, gingilli ferrosi, elmetti colorati).
Abbandonato il sentiero per i laghi superiori si entra nel pacifico
vallone Biancetta, con la cuspide della Niera svettante tra i placidi prati in fiore. Forse distratto dalla magnifica rocca perdo la "bussola", ma poco male, ritrovandomi così solingo a ricercare una traccia per riacciuffare il sentiero per il colle Blanchaitre.
Ora sul Costone della Niera si inizia a metter le mani sulla roccia, con un primo risalto ben appigliato che adduce all'ultimo ripido tratto prima di pervenire in fronte al
dentone della Niera.
Uno stambecco spaventato dal mio sopraggiungere improvviso fugge sotto i miei piedi, mentre lo sguardo viene rapito dalla cuspide rocciosa.
Poche decine di metri di pietraia ed eccoci al dunque: via dei Diedri o Normale?
Riconosco l'attacco "ufficiale" dei Diedri, contrassegnato da una poco appropriata scritta rossa "V.N.", e passo oltre non attratto dalle lisce ancorché appoggiate rocce verdi dei primi metri...
Girato l'angolo scorgo altra scritta sbiadita "S.M." su roccia più rugosa anche se più verticale. Qui incontro Elie, un ragazzo francese che mi chiede se può aggregarsi per compiere la salita insieme. Arrampichiamo quindi insieme, non legati, su questa
variante dei Diedri (solo a posteriori la identificherò come tale...), con passi nell'ordine del II/III grado fino alla forcella. Qui è l'ultimo breve tratto di scalata su lastroni/placche appoggiate un po' esposte ma semplici.
E siamo in cima, dove una cordata di tre ragazzi è giunta poco prima di noi. Chiediamo una
foto ricordo di vetta, il sottoscritto armato di tutto punto per "la dura lotta con l'alpe", Elie in veste semplicemente escursionistica, ma non per questo meno confidente con la roccia!
Ci salutiamo: Elie, dovendo rientrare presto, inizia con la massima attenzione a disarrampicare sulla via Normale, io resto ancora qualche minuto a godere del panorama, nel gioco di riconoscere e nominare i monti circostanti.
In discesa approfitto dello spezzone di corda e dei comodi spit con anello per un paio di doppie, l'ultima delle quali permette di evitare di disarrampicare il passo chiave un po' esposto.
E' fatta, anche il Roc della Niera è entrato già nel libro dei ricordi, delle salite desiderate e compiute.
Un ampio giro a toccare i bellissimi
laghi del Bes ed il col Longet mi conduce alle sponde del
Lago Blu per una pausa relax con tanto di pediluvio ristoratore.