Rocciamelone ventidue anni dopo (era il
1999): tanto tempo è dovuto trascorrere prima di ritornare sul Rocciamelone, eppure l'idea di salire dal Tazzetti girava da un po'. Forse il ricordo indelebile di quella faticosa 'arrancata' nel settembre 1999, sudore e fatica sul ripido versante sud, conditi dalla nebbia in vetta, ha scoraggiato un ritorno a questo colosso panoramico.
Agosto 2021, desiderio di una due giorni in quota, ecco tornare in auge il Roccia. Telefonata al rifugio per prenotare e via alla volta di Malciaussia. Sbadato cronico mi accorgo di non avere messo nello zaino i calzettoni da trek...le sole calzette da rifugio non coprono a sufficienza, ma un provvidenziale paio di normali calze fornito al rifugio Vulpot risolve l'impasse.
Bene, ora sono pronto a partire; in un paio d'ore raggiungo il Tazzetti, su comodo sentiero (dopo aver accantonato l'ipotesi del sentiero di sinistra orografica, più erto e meno segnato). Già salendo si fa strada l'idea di giungere in vetta in giornata... Arrivato alle 12 in rifugio si impone un consulto coi gestori che confermano la sensatezza dell'idea. Giorni lunghi, meteo stabile, condizioni perfette per una tranquilla salita in giornata. I quasi 2000 metri di dislivello non fanno paura, visto l'allenamento e il pernotto in rifugio.
Alleggerito lo zaino del kit da rifugio, si parte per il colle della Resta. Subito ripido, il sentiero mostra il carattere della seconda parte della salita che offre anche qualche ingaggio prima della Resta, con roccette e sfasciumi ripidi richiedenti attenzione.
Dal colle il paesaggio si fa d'alta quota con il ghiacciaio del Rocciamelone e la vista ariosa su altre cime glaciali vicine e lontane. La difficoltà sono però minori e solo la lunghezza del percorso per la cima costituisce il vero impegno della salita.
Finalmente in vetta, sotto la grande statua della Madonna, posso recuperare un po' e concedermi il magro panino acquistato al Vulpot (una esigua fetta di toma con tanto, troppo pane). La vista è in parte limitata dalle nubi, ma non tale da sminuire il panorama suggestivo, da tetto del mondo. Lontano, a sud un altro obelisco di pietra, il Monviso, sembra rivaleggiare col Roccia, a nord invece occhieggiano alcuni 4000...
Uno sguardo anche al ripidissimo tratto finale dell'itinerario valsusino, evocativo della fatica e sudore di quel lontano '99.
Svariati scatti per catturare momenti e visuali, poi a malincuore lascio la cima per iniziare la discesa, lunga e in qualche tratto insidiosa. Magnifico però è camminare in una luce già serale, oltre tremila metri, in completa solitudine. Anche i passaggi sotto la Resta, percorsi da solo con le ombre crescenti sull'alta valle, offrono una sorta di meditazione in cammino. Ed infine l'arrivo in rifugio come ultimo (ed unico) ospite per la sera aggiunge un senso mistico a questa esperienza.
Ci sarà quindi la familiare accoglienza dei gestori, soci del CAI Chieri, con un lauto pasto e le piacevoli chiacchierate del dopo cena.
L'indomani si rientrerà lentamente alla base, cercando di procrastinare l'idillio delle terre alte, tra prati di gustosi mirtilli e verdi pascoli sormontati da aspre cuspidi di pietra.