Un nome altisonante, Porta di Roma, per un curioso passaggio di montagna, una vera breccia nella faglia che separa due zone pascolive della conca di Ussolo mettendole in comunicazione.
Nulla a che vedere dunque con la Roma caput mundi, o con le sue porte nelle imponenti mura antiche.
Certo antico deve essere lo stretto passaggio tra le rocce della nostra meta odierna, che forse per lo scherzo di un topografo mattacchione o per chissà quale altra ragione, ha assunto questo nome evocativo.
Siamo dunque sopra Ussolo, di primo mattino ma già intiepiditi dal sole autunnale che accende i colori delle foglie e illumina di calde tonalità il paesaggio. In questa cornice di colori ci incamminiamo per i comodi sentieri e stradelli che ci conducono alla baita Ussolo.
Inizia ora il tratto più erto e faticoso alle falde del Monte Ruissas, e la ripidezza del pendio appare evidente quando, annunciate da un sordo frastuono, iniziano a rotolare alcune rocce staccatesi da un roccione abbarbicato poco sopra il sentiero. Per fortuna siamo ancora fuori dal tragitto della frana, ma pochi minuti di anticipo e avremmo dovuto cercare riparo (dove?!) alla sassaiola...
Con massima cautela e scrutando con attenzione il pauroso ammasso di rocce instabili passiamo il traverso esposto al rischio di caduta pietre e finalmente tiriamo un sospiro di sollievo sbucando sui pendii innevati che adducono alla Punta Cappel.
Magnifico il panorama sulla valle Traversiera e sul vallone di Verzio adagiato ai piedi della Marchisa.
Procediamo e percorriamo il lungo traverso che ci conduce finalmente alla Porta di Roma. Attraversiamo il suggestivo intaglio sbucando al di là sotto imponenti bastionate quarzitiche. Ancora in traverso e siamo nuovamente ad un punto panoramico, la punta Chirlè, da cui possiamo ammirare il Chersogno, il Pelvo d'Elva e più in là, coperto dal consueto cappello, il Monviso.
Qualche istante di
contemplazione con l'amata cagnetta e poi riprendiamo il cammino, questa volta sull'ampissimo plateau erboso che digrada dolcemente a sud verso la valle, mentre una spaventosa spaccatura ne orla il margine orientale. Ci avviciniamo con cautela ai bordi per scrutare la sottostante conca di Ussolo e in lontananza i crinali di Elva.
Chiudiamo questo anello con una suggestiva immagine, camminando tra larici biondissimi che accarezzati dalla brezza lasciano cadere una pioggia d'aghi dorati sul sentiero di ritorno.