- Bonne (Valgrisenche), 1850 m
- Testa del Rutor, 3486 m
E un tempo fu il ghiacciaio di Morion. Un tempo ormai lontano verrebbe da dire, viste le condizioni glaciali sul versante della Valgrisenche della salita al Rutor.
Ma cominciamo dal principio: partiamo alla volta del rifugio degli Angeli con il piano di raggiungere la Testa del Rutor per la via più breve, ossia quella dalla Valgrisenche appunto. L'alternativa dal rifugio Deffeyes ci pare essere decisamente troppo lunga.
Eccoci dunque un bel venerdì di fine agosto a camminare per i verdi lariceti ed i prati dell'Arp Vieille in direzione rifugio degli Angeli. Mille metri di dislivello che si colmano senza eccessiva fatica, nonostante l'attrezzatura alpinistica al seguito.
Veniamo accolti al rifugio dai volontari dell'Operazione Mato Grosso, ma già lungo l'ultima parte del sentiero incontriamo alcuni ragazzi intenti a trasportare materiale per l'ampliamento del rifugio.
La vista dal rifugio è notevole: di fronte la Grande Rousse ed alle spalle Grivola e Gran Paradiso, mentre in fondo alla valle si scorge il ghiacciaio della Traversiere. Ma il bello viene al calar del sole che ci regala una stupenda "enrosadira", prendendo a prestito il termine dai ladini.!
Raccogliamo qualche informazione dai simpatici gestori (i ragazzi dell'OMG, appunto) per la salita di domani, ma è evidente che non sono degli alpinisti esperti e le indicazioni non ci convincono molto. Domani valuteremo il da farsi cammin facendo.
Sveglia alle 5:30, colazione alle 6, ore 6:30 in punto partenza dal rifugio. Alcune cordate sono già partite da una decina di minuti e scorgiamo le sagome sui nevai.
Svariati nevai intercalati a pietraie o placconate cosparse di detriti ci rendono subito chiaro quanto le "buone" condizioni della salita siano una libera interpretazione dei ragazzi del rifugio. Comunque sia procediamo con attenzione, cercando le tracce nella neve di chi ci ha preceduto e gli ometti sui tratti in roccia/detrito. Un lungo traverso nelle suddette condizioni ci conduce al canale di salita al colle del Rutor, canale in buona parte nevoso ancorchè ripido ma con un ampia zona sotto il colle costituita da pietraia non proprio rassicurante.
Alla fine perveniamo al colle dove finalmente si apre la vista grandiosa del vasto circo glaciale (questo sì) del Rutor con alle spalle il massiccio del Monte Bianco al completo. Ora possiamo finalmente procedere su ghiacciaio, sia pur per un breve tratto, con un cramponage elementare ma divertente. Un ultimo tratto di ghiaccio vivo ci consiglia di ripiegare sulla innocua cresta detritica da cui con pochi passi giungiamo infine alla vetta.
Poche cime possono vantare un panorama così ampio e soprattutto ricco di vette oltre i 4000 metri come la Testa del Rutor. Enumeriamo quelle a noi note: il Bianco con tutti i satelliti, il Grand Combin, la Dent d'Herens, il Cervino, il massiccio del Rosa, il Gran Paradiso... ed ultima persino la Barre des Ecrin nel Delfinato.
Ne è valsa la pena, impegno e rischi sono ripagati da questi momenti di estasi. Ma ora è tempo di rientrare, per fare i conti con una discesa non banale nelle condizioni mutate dalla temperatura.
Infatti scendere il canalino sotto il colle richiederà parecchia attenzione, ma anche il resto del percorso necessiterà impegno per non smarrire la retta via, cosa assai facile. In un paio di occasioni, saggiamente, preferiremo qualche passo indietro o una risalita piuttosto che un'avventura su terreni assai infidi.
Giungeremo incolumi al rifugio con la sensazione però di aver rischiato un po' più di quanto un F (o anche F+) presupponga; e pensare che sul web qualche relazione insensata (o di tempi lontani) classifica la salita con un semplice EE.
Un pasto ristoratore al rifugio degli Angeli ci predispone però di buon umore e ricarica le pile per la lunga discesa a valle. In effetti la discesa, come da buona tradizione, ci appare non lunga ma lunghissima, nonostante le numerose scorciatoie che salendo avevamo accuratamente evitato.