AD
La salita al Monviso dalla cresta Est rappresentava un po' un sogno ed anche il coronamento di un percorso alpinistico iniziato anni fa. Ecco, quindi, che si presenta l'occasione, approfittando di una finestrella di bel tempo nella zona Monviso, con Simone, mio figlio, decidiamo di tentare la salita il lunedì 17 luglio. Arrivo il 16 al Quintino Sella per acclimatamento e ricognizione del percorso di cui abbiamo letto parecchio ma che non abbiamo mai visto dal vivo. Il breve giro ricognitivo ci conferma la necessità di utilizzare ramponi e picca per l'avvicinamento su conoide innevato, l'attacco della via è ben segnato da bolli gialli, impossibile sbagliarlo anche al buio.
Per prendercela comoda decidiamo di partire alle 3.30 dal rifugio. Sveglia alle 3, veloce colazione, ultima ispezione materiale (preparato la sera prima) e partenza in orario. Frontali fino all'attacco e per i primi tratti della via che decidiamo di percorrere in conserva corta. Ambiente severo e suggestivo, che, almeno inizialmente, incute un po' di timore. L'alba vista dalla cresta è uno spettacolo che difficilmente dimenticherò nella mia vita. Fa chiaro non servono più le torce, che finiscono in fondo allo zaino, continuiamo a salire... difficoltà tecniche nelle nostre corde (o meglio in quelle di Simo che va sempre avanti da primo, ma si sa, largo ai giovani). Ad un certo punto, incastrato nelle rocce, vediamo il "famoso" telaio della bicicletta che ci dice di essere ormai intorno ai 3.200/3.300 metri di altitudine, anche se altre recensioni dicono 3.500. Arriviamo alla base del primo torrione, decidiamo di aggirarlo approfittando di un residuo nevaio e calzati i ramponi risaliamo l'erta innevata (saranno 45/50° boh è comunque molto inclinato, per fortuna la neve non è ghiaccio). La cresta cambia direzione, dovremmo essere nell'ultimo tratto, comunque ancora lungo. Arriviamo al passo chiave, che Simo affronta con destrezza usando qualche protezione veloce, gli faccio sicura con secchiello (unico tratto in cui lo abbiamo ritenuto necessario).Le difficoltà scendono, ma l'attenzione che viene richiesta è sempre alta. Nell'ultimo tratto, forse sbagliamo qualcosa, scariche di pietre, tutto ciò che tocchiamo si muove, dura poco ma è una brutta sensazione.... Poi la vetta, la soddisfazione di avercela fatta, le foto di rito, i panorami, un pensiero scritto per Paolo che la sognava quanto noi questa via lunga e impegnativa. Sei ore sono passate dalla partenza, un tempo lungo ma ancora più lunga sarà la discesa, per via della stanchezza e dei nevai residui che richiedono di calzare e togliere più volte i ramponi.
Alle 17 siamo al Quintino Sella, stanchi e soddisfatti, qualcosa di più nel nostro animo, un'esperienza che oltre ad averci provati fisicamente ci ha colmato di una ricchezza interiore che ancora non riusciamo a metabolizzare completamente.... ci penseremo su nei giorni a seguire.