Mentre
il gadan senior si gode i placidi panorami collinari delle Langhe in sella al suo destriero, il nostro Piero, a sua insaputa, approfitta per una sortita tra i biondi larici del vallone Carbonieri, nelle terre per l'appunto del buon Gianni.
Di primo mattino una spessa velatura del cielo rende l'aria davvero frizzantina... e solo la fatica della salita genera un gradito tepore. Ma salendo il cielo si rischiara via via fino a divenire tersissimo: dal colle Proussera la vista verso nord abbraccia il massiccio del Rosa, sospeso sulla pianura, mentre si scorgono distintamente anche le strutture rocciose della Rocca Sbarua e dei Tre Denti di Cumiana.
Contornato il franoso versante est della Rocca Nera, dove il sentiero rimane esposto al tiro di eventuali cadute di pietre... ed infatti in tempi recentissimi enormi roccioni si sono "adagiati" proprio in un tratto del tracciato.
Breve risalita ed eccomi alla visuale improvvisa e sempre appagante della maestà di Viso presso il colle della Gianna. Dopo un attimo di relax con "merenda", placata la smania di procedere verso una vetta (la Sea a est, la Rocca Nera a ovest), mi rimetto in marcia con l'idea di chiudere l'anello percorrendo il ridente vallone della Gianna.
Un primo tratto del sentiero è dominato dal curioso paretone di calcare bianco costituito da una spalla, crollata, della Punta di Sea Bianca. In qualche punto l'ambiente rassomiglia a quello di certe zone dolomitiche. Poi ritornano a dominare le pietre verdi del Monviso, generalmente qui coperte dai morbidi prati e dagli splendidi larici in veste autunnale.
Dopo il lungo percorso verso le Grange della Gianna mi aspetto un tratto in traverso, abbastanza breve, per ritornare verso il rifugio Barbara. Ma a causa della valutazione frettolosa dell'itinerario mi sfugge che la distanza in linea d'aria è sì breve ma richiede un dislivello di circa 200 metri di salita... per giunta piuttosto ripidi.
Con fatica e qualche imprecazione
risalgo tra i larici per poi ridiscendere sul pianoro del rifugio, comunque soddisfatto per un bell'anello in ambiente autunnale e quindi ormai reso più selvatico dal ritiro delle mandrie e dal minor numero di escursionisti in giro.