TD-, max V+, sviluppo 200 m
Che la Val Claree fosse bella non avevamo dubbi, ma che i paesaggi d'alta quota fossero realmente cosi' simili alle nostrane Dolomiti non ci pareva possibile. E invece gli scenari calcarei dei Queyrellins, Crete du Raisin, Crete du Diable e compagnia si presentano davvero sorprendentemente simili in bellezza alle crode dolomitiche.
Ridenti e dolci pendii erbosi punteggiati dalle fioriture multicolor d'inizio estate fanno da contraltare alle severe pale di grigio calcare.
La nostra comitiva 100% Gadan DOC, dopo qualche defezione dell'ultim'ora, finalmente al venerdi' sera tardi viene 'arruolata' dall'inflessibile rompic.... ehm organizzatore della gita. Le previsioni meteo, tanto per cambiare, sono incerte, con alto rischio temporalesco in montagna, specie per la domenica pomeriggio. Il piano prevede dunque di partire presto e cercare di attaccare prima possibile la via con avvicinamento piu' breve. Ma occorre fare i conti con la tribu' gadan... Sosta caffe' immancabile, zaini ancora da assemblare alla partenza, pit-stop vari al rifugio, minuti preziosi la cui somma potrebbe far la differenza (bello il gioco di parole, neh?)...
Intanto si parte dal refuge du Chardonnet alle 11 passate da un pezzo e, incrociando dita di mani e piedi (viste le nubi torreggianti che iniziano a popolare l'azzurro del cielo), ci avviamo alla volta del vicino Pave'. Breve il tragitto, breve la fatica per appressarsi all'attacco della via Retour en Nevachie (la scelta cade su di essa per evitare di accodarsi ad altre cordate sulla Dessine moi), breve anche il lasso di tempo che trascorre prima di iniziare a temere di buscar la pioggia.
Ed infatti nel giro di poco tocca accelerare per tentare di minimizzare il rischio della sciacquata pomeridiana. Intanto la scalata si rivela piacevole anche se piuttosto discontinua. Corriamo un po' (per usare una felice espressione della Vale, 'speed climbing') e ne va un po' del piacere di scalare sulle belle placche calcaree degli ultimi tiri. Finalmente siamo in vetta, reperiamo la doppia che ci porta nel canale e di qui con molta cautela ci muoviamo tra le immense quantita' di detriti onde limitare il rischio di lapidazione. S'odono i primi tuoni, il cielo e' ormai coperto, vorremmo sperare in una botta di c... ma invece ci tocca una botta di grandine! Ahi, che male la grandine addosso, fortuna che abbiamo il casco! Ci ripariamo (si fa per dire) a ridosso della parete, per indossare gli impermeabili e bagnarci meno, sperando che sia un temporale passeggero. Cosi' non e', quindi ci avviamo sull'ultimo tratto di pietraia, verso il rifugio.
Piovera' tutto il pomeriggio ed i pensieri tristi ci faranno immaginare una domenica in umido a peregrinar tra falesie fradice oppure piole affollate.
TD-, max V+, sviluppo 200 m.
Il risveglio mattutino invece ci regala un cielo azzurrissimo e finalmente una visuale limpida sulle montagne che sovrastano la ridente conca del refuge.
Si riparte con i progetti scaloiri (mai tramontati in realta') e quindi in men che non si dica la comitiva e' di nuovo in marcia con l'obiettivo dei Queyrellins.
L'idea di scalare in parete ovest su roccia umida non ci aggrada e pertanto decidiamo di comune accordo di ritornare al Pave' per salire la Dessine moi. Scelta azzeccata: scalata piacevole, varia e su roccia a tratti davvero bella. Per qualcuno di noi c'e' anche il brivido del 'passo della pulce' nella variante di sinistra. Quindi scendiamo in doppia, passando per la 'finestra' che immette nell'ormai conosciuto canale di detriti.
Pienamente appagati da due giorni di scalata ritorniamo sui nostri passi e salutiamo questa valle delle meraviglie, col desiderio di farvi ritorno quanto prima.
Gadan presenti: Gianni, Piero, Red, Vale