Avventura ai Tre Denti...
Giornata fredda, di quelle che invitano a faticare per rubare un po' di calore ai rigori dell'inverno ormai alle porte.
L'ora e mezza di cammino da Cantalupa al colle della Bessa ci accontenta. Da qui in una decina di minuti, passando in rassegna le numerose vie del versante est, giungiamo al colletto e quindi alla nostra via sulla ovest.
Il freddo e' pungente, i guanti d'obbligo e calzare le scarpette un vero tormento. E s'inizia in placca... con una totale assenza di sensibilita' di mani e piedi. Rubacchiando qua e la' superiamo il primo tiro, con numerosi passi di placca d'aderenza.
Ma la fortuna, anzi il sole, bacia gli ardimentosi e da L2 dobbiamo, con gran piacere, iniziare lo spogliarello e possiamo goderci un tepore fino a poco prima inimmaginabile. Si procede con ben altro piacere scalando un paio di tiri con qualche bel passo di V+, non sempre di immediata interpretazione, ma proprio per tale ragione interessante. La chiodatura poi e' pressoche' perfetta.
L4 offre un bel passo atletico, forse un po' piu' ostico dei precedenti, quindi ecco il passo chiave (L5), situato alla partenza: un ribaltamento dalla sosta non facile da capire, ma che superiamo senza difficolta'. Il seguito e' una scalata assai piacevole, tra fessure e tacche, fino a raggiungere il filo dello spigolo e pervenendo a poca distanza dalla vetta. Ultimi metri di scalata e calchiamo la sommita', con foto di vetta e visita alla cappella-rifugio.
Le ombre si allungano e l'aria si fa nuovamente fresca: e' ora di buttare le doppie. Di scendere a piedi non se ne parla: il versante NO e' pieno di neve su placche infide.
Nulla fa pensare che le doppie siano cosi' insidiose...
Invece giunti alla sosta non c'e' verso di recuperare le corde. Neppure un centimetro... Qualche tentativo inutile e si ricalzano le scarpette per riprendere una'imprevista scalata (con prusik) sul penultimo tiro di Rewind (6b). Fatica, ma anche qualche bel passo di scalata e si riparte con le doppie. Ma intanto un'ora se n'e' andata e con essa il tepore e la luce... Sono le cinque quando finalmente possiamo metterci in marcia per rientrare alla macchina. Cammineremo per un'ora e mezza brancolando nel buio (senza frontali n.d.r): ma con i sensi in allerta e il fiuto al massimo manteniamo la rotta senza mai perderci. Tranne nell'ultimissimo tratto dove le tenebre ormai ci avvolgono totalmente e viaggiamo sul fondo della forra che fortunatamente ci conduce alla sterrata da cui siamo partiti. Sono le 18.30: sani (quasi *) e salvi, stanchi ma felici.
(*) Una mano sanguinante per Gianni per un bel macigno staccatosi in via (occhio a non tirare massi incastrati!); ginocchio e stinchi sanguinanti per Piero grazie a una mattonella staccatasi dalla via durante le doppie e ad un bello scivolone pochi minuti prima di giungere all'auto...