Cronaca di come una normale escursione ad una facile montagna di 2000 metri può divenire una salita già di impegno alpinistico quando assume la veste invernale.
In effetti individuo questa bella calvacata su cresta erbosa per la sua panoramicità e facilità, considerando comunque che oltre la fatidica quota dei 2000 incontrerò neve. Porto dunque con me un paio di ramponcini da escursionismo.
La salita è assolutamente tranquilla fino oltre il
colletto Souiran, ossia fin quando non attraversa terreni ripidi, con tratti di neve e ghiaccio. Da qui in poi l'
ambiente si fa severo e l'esigua
traccia sepolta e mimetizzata dalle chiazze di neve non è sempre percorribile in sicurezza, soprattutto per i ripidissimi canaloni sottostanti...
Calzati i ramponcini tento di percorrerla fin dove il traverso rischia di divenire insidioso: a questo punto, individuata una possibile salita per ripidi prati e rocce, decido di abbandonare la traccia del sentiero e ascendere sul ripido.
La
barra rocciosa si percorre agevolmente, su buona roccia, con passi di II/III, ma con apprensione per l'esposizione sui ripidi canaloni sottostanti e il timore di non uscire sulla sommità di cresta senza ulteriori difficoltà.
Vengo premiato dal fiuto e dalla buona sorte, giungendo sulla
spalla Est del Gran Truc, ben innevata e in falsopiano. Tirato un sospiro di sollievo valuto la possibilità di percorrere l'ultimo breve tratto di cresta innevata fino alla cima. Alcuni brevi tratti sono in ombra e sono di neve ghiacciata, impossibile da scalfire dai miei ramponcini... vinco un primo muretto, ma al secondo valuto saggiamente per il dietro-front. Percorso troppo esposto e troppo ghiacciato, conviene tornare (con molta cautela, essendo vietato scivolare!) e cercare una via di discesa sicura.
Quest'ultima è presto individuata sul lato nord, seguendo le tracce nella neve (da valutare, visti i lastroni ghiacciati nascosti...) che conducono verso il col Lazzarà. Rapidamente ma senza perdere concentrazione giungo a
Pian Friera da cui con un traverso abbastanza tranquillo raggiungerò il colle Souiran e da qui il sentiero di salita. Incontro un
paio di camosci perfettamente a loro agio in questo severo ambiente verticale e imprigionato nel gelo invernale...
Una digressione ancora sul Servin per osservare, sparse su diversi "altari rocciosi", alcune incisioni rupestri.