Da qualche anno manco da questa valle canavesana, luogo di elezione per noi chivassesi: la valle è certamente una delle più rapidamente accessibili da Civàs, il fiume Orco confluisce nel Po in territorio chivassese ed inoltre il CAI cittadino ebbe in gestione ben due rifugi in valle. Insomma per un chivassese doc mancare da così tanto tempo l'appuntamento con la valle Orco è quasi un delitto.
Rimedio oggi con uno stupendo anello nel vallone di Ciamousseretto, nome che giustamente evoca i molti branchi di camosci che vi pascolano nei numerosi pianori in quota. Ma di animali ce n'è di ogni specie: tante chiassose marmotte, coppie di coturnici che fuggono fragorosamente, stambecchi abbarbicati sulle rupi.
Ma andiamo con ordine, partenza da Balmarossa dove riaffiora alla memoria
il lontano '97: proprio da qui partimmo per la nostra uscita di gruppo guidati dal grande capo Papik, augh!
Il sentiero sale quasi parallelo alla carrareccia, sfiorando le borgate di Fragno e Varda, con alcune vedute sulle pareti di Balma Fiorant... anche qui i ricordi si inseguono nella mente, con le immagini di tante arrampicate al
Sergent ed alla
Placca dei Cavalieri Perdenti (senza dimenticare la vicina
Piramide).
Quando il sentiero alla fine esce dal bosco il panorama si allarga verso l'alta valle e la cuspide della Levanna Orientale fa bella mostra di sè. Di alpeggio in alpeggio si risalgono svariati ripiani erbosi disseminati di camosci e marmotte, toccando l'amena Alpe Gran Prà. Poco oltre un sordo rumore di corna cozzate richiama la mia attenzione: un paio di maschi di stambecco si fronteggiano a colpi di corna sull'orlo di una rupe... Ma la sorpresa continua: una coppia di coturnici prende d'improvviso il volo spaventandomi per il gran fragore. Giunto al Gran Piano, ormai con nuvole basse da cui solo per un istante si intravede la cuspide della Tresenta, volgo i miei passi nel valloncello innevato che adduce alla punta odierna. Via via la neve aumenta finché, constatata la ripidezza del pendio nevoso, nonché la profondità della neve, cambio strategia puntando alla pietraia di destra. Con una manovra di aggiramento eccomi quindi sul crestone di Ciamousseretto, sospeso tra l'omonimo vallone e quello del Roc. Ancora pochi passi su roccioni e neve e mi ritrovo a fianco dell'ometto di vetta. Foto di rito e magicamente la coltre di nubi si apre per scoprire la Tresenta e la poderosa Cresta dei Prosces. Ritornato al Gran Piano ed alla bella casa reale di caccia ecco la visione del
Ciarforon che insieme alla sorella
Monciair domina questo severo vallone. Ancora ricordi di imprese d'alpinismo classico di svariati anni fa...
In discesa percorro l'immancabile mulattiera reale, che con lieve pendenza taglia il ripido pendio, abitato ancora da stambecchi e camosci. Abbraccio con lo sguardo tutta la valle come per incamerare più immagini possibili da conservare nella mente fino alla prossima visita a questo lembo di alpi Graie.