Dal diario di Papik: GADAN INSIDE (ovvero: GADAN si nasce, non si diventa). |
« ....Paolo fai qualche cosa questo ferragosto? Si sta pensando di andare a fare una salitina su al Marguareis....» Mia risposta: «Marguareis?? boh.......Ditemi solo dove ci troviamo e a che ora si parte....» Così iniziò la mia carriera di Gadan, era l'estate del 1986, 22 anni compiuti da poco ...un millennio fa, era il 15 agosto, una giornata afosa, sveglia di buon mattino, rapida colazione presso il vecchio rifugio GARELLI (Pian del Lupo m.1970, prima che nel novembre 1987 "brillasse" a causa di un fulmine cecchino che colpì una bombola e tutto andò a fuoco. ndr) |
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Viaaa, il gruppo composto da circa 6-7 tra amici/amiche parte per la "normale" che porta in cima al Marguareis passando dal colle dei Torinesi (2448m). Poi il colpo di genio immediato o il distacco di un neurone e conseguente idea malsana: «Ci facciamo il Canale dei genovesi per arrivare in cima? chi viene?» Mia Risposta: «perchè no, e facciamoci 'sto canalone....». Compreso me eravamo in 2. |
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Ora vi domanderete: «beh, dov'è tutta 'sta difficoltà?» Bene, vi descriverò brevemente il mio "equipaggiamento", non che quello del mio amico fosse tanto diverso... Calzoni corti ex militari, maglietta di cotone, scarponi militari da servizio in caserma molto usurati, neanche gli anfibi (avevo finito la naja da poco, ecco spiegata la fornitura. ndr), una borraccia di alluminio a tracolla e... ...fine. Ah! dimenticavo, esperienza alpinistica = 0. Mi ricordo ancora bene le scariche di pietre dall'alto, man mano che avanzavamo nello sfasciume di pietre che precede l'attacco del canalone, ma totalmente incuranti della massa granitica attirata dalla gravità procediamo ... poi eccolo: il canalone sempre più ripido, sempre più alto, sempre più stretto, sempre più su... Alla mia domanda se ci fosse una corda fissa o qualche cosa a cui aggrapparsi, la risposta fu: «...boh, tu punta i piedi e mani e sali...», rincuorato da quel "consiglio tecnico" e alimentato dall'incoscienza giovanile vado avanti..... fino al passo chiave della salita. A quel punto mi rendo conto di avere lo sfintere anale decisamente piccolo e stretto, ma ecco come per magia apparire davanti a me una corda, un canapone frusto che serve per superare il punto critico. Mi aggrappo incurante delle capacità di tenuta di quella corda (altro che UIAA & C.) e salgo.... ...salvo fino in cima. Da quel momento le GADANATE montane proseguirono, passando per corde doppie giù dal campanile della chiesa, fino al corso di Alpinismo con il CAI sezione di Chivasso, giusto per dare un aspetto più tecnico alle mie gadanate. Questo mio racconto non vuole essere una esibizione di incoscienza e imbecillità, ma la narrazione di un avvenimento apparentemente insignificante che invece contribuì a farmi apprezzare sempre più la montagna in tutti i suoi aspetti, e soprattutto mi ha fatto conoscere in seguito delle persone stupende, quelle che oggi sono amici e.... anche GADAN Boys! In tutte le nostre avventure mi hanno sempre insegnato qualche cosa, sia sull'aspetto tecnico ma soprattutto sull'aspetto umano: la pazienza nel sopportare le mie gadanate in parete, la diponibilità incondizionata in ogni circostanza, la simpatia e tanto altro, tutto sempre in positivo. Spero di aver contribuito anch'io in egual misura su questi aspetti nei loro confronti..... Papik, 09/01/2008
PS: un grazie particolare al mio amico, al mio Maestro di arrampicata, al mio compagno di cordata Piero; ora è ai riposi forzati (vedi la sua sezione personale su questo sito).... gli auguro una pronta guarigione e "NON MOLLARE LA PRESA!...OK?" |